Con ancora sulla pelle l’incubo del Coronavirus, questo è il tempo più idoneo per ammirare una mostra su Vincent Van Gogh. E’ terapeutica. Immergendosi nel racconto dello sfortunato pittore olandese, il suo dolore serve a capire che il nostro è inferiore. Forse, comunque sia, noi non patiremo mai quanto lui. Ogni pezzo della sua arte è un pezzo della sua vita, ogni girasole è un pezzo della sua anima. Considerando che l’esistenza dell’artista supera d’intensità le sue pennellate, andare a visitare l’esposizione multimediale “Vincent Van Gogh Multimedia & Friends” dal 13 giugno al 16 agosto 2020 al Palazzo Dalla Rosa Prati di Parma, non toglie niente all’esperienza museale con gli originali. E’ un’immersione in un diario d’infelicità talmente assoluta e totalizzante che mette in ombra le nostre pene, sono difficili da controbilanciare con le sue. Non ci imbattiamo nemmeno nei limiti del tempo perché il dolore di Van Gogh è qui e adesso, non è di certo rilegato in un pover’uomo dell’Ottocento. I tratti grossolani ed i colori accecanti dei suoi dipinti mettono in luce la verità autobiografica di un tormento che da esterni ci soddisfa, dal quale traiamo massimo godimento. Nei suoi quadri non c’è nessuna costruzione formale o accademica, nessuna intenzione di trasmettere perfezione o dedizione; solo l’urgenza di un’espressione umana e disperata che ci conquista. E’ “Schadenfreunde”, siamo cioè attratti dalla sfortuna altrui. Nel caso di Van Gogh ne abbiamo di che godere. E’ innegabilmente questa la sua fortuna.
Stefania Bozzo