Con una media annuale stimata al 71,8%, è stato ampiamente superato il target di raccolta differenziata nel comune di Rimini richiesto dalla Regione Emilia Romagna, che fissava per i Comuni costieri una quota di 70% da raggiungere entro il 31 dicembre 2020. Un risultato superiore alle previsioni, con un aumento di quasi tre punti percentuali rispetto alla media del 2019 che sfiorava il 69% e con punte mensili che arrivano ad oltre il 74%.
“Percentuali ottime – commenta l’assessore all’Ambiente del Comune di Rimini Anna Montini – che confermano il trend dell’ultimo biennio e che testimoniano come gli investimenti fatti sul fronte del potenziamento e della riorganizzazione dei servizi di raccolta stiano dando frutti. Analizzando i dati mensili risulta ancora una volta come le percentuali si abbassino nei mesi centrali dell’estate, luglio e agosto, un fattore endemico di una realtà turistica come la nostra che ha retto l’urto della crisi anche in una stagione difficile e anomala come quella che abbiamo vissuto. L’obiettivo oggi è proseguire in questa direzione, con la prospettiva già nel 2021 di compiere un ulteriore scatto in avanti, non solo guardando alla quantità di differenziata ma puntando sulla qualità del rifiuto raccolto, in modo da agevolare i processi di trattamento e riciclo di tutte le tipologie di materiali. A questa esigenza rispondono anche le novità introdotte negli ultimi mesi da Comune e gestore su servizi e metodologie di raccolta nel territorio urbano di Rimini. Si completerà infatti entro marzo la sostituzione dei contenitori per i rifiuti in tutta la zona residenziale tra la statale 16 e la ferrovia, con la dotazione di cassonetti ‘smarty’ pensati per migliorare la quantità e la qualità di raccolta differenziata e già presenti e in funzione nella zona a monte della statale, nella zona delle Celle e di Viserba. Abbiamo inoltre esteso il servizio di raccolta porta a porta a tutta la zona a mare della ferrovia, proprio nell’ottica di agevolare la zona più turistica. C’è inoltre un altro aspetto su cui investire, ed è quello dell’educazione ambientale: la pandemia da questo punto di vista è servita a rendere ancora più evidente la necessità di prenderci cura dello spazio che abitiamo, dalla natura ai contesti urbani. Non dobbiamo disperdere questo insegnamento, consapevoli che le grandi sfide come la difesa dell’ambiente passano dai piccoli gesti quotidiani, come l’attenzione a cosa consumiamo e come lo smaltiamo”.