Il 7 dicembre scorso nel silenzio generale CME Group, la più grande piazza finanziaria di contratti a termine al mondo operante negli States, in collaborazione con Nasdaq ha lanciato il primo future (contratto a termine standardizzato con il quale le parti si impegnano a scambiare un’attività finanziaria o reale) sull’ORO BLU collegato ai prezzi dei diritti sull’acqua in California, quotandolo alla Borsa di Wall Street. Un mercato da 1,1 mld di dollari per una risorsa insostituibile. Il 97% dell’acqua della Terra è mare salato e quindi inutilizzabile se non con trattamenti costosissimi. Del 3% delle risorse idriche solo un terzo è fruibile come acqua potabile.
Nel mondo cresce dunque il timore che questo basilare bene già minacciato dall’aumento della popolazione mondiale, da inquinamento e crisi climatica, venga scambiato in Borsa come l’oro o il petrolio rendendolo vulnerabile ad una possibile bolla speculativa e che dietro a questa manovra si nasconda una futura privatizzazione dell’acqua. Anche l’ONU ha manifestato preoccupazione ribadendo che l’accesso all’acqua è un diritto umano universale e fondamentale nonché il bene più prezioso in natura insieme all’aria. Il mondo si sta interrogando su questo problema con pareri discordanti. Molti ecologisti reputano la mossa una buona soluzione al problema dell’emergenza idrica. Si vedrà. Intanto questa risorsa, non più infinita come si credeva nei secoli scorsi per la sopravvivenza umana, sta diventando un bene di lusso.