“Oggi, 22 marzo, si festeggia la Giornata mondiale dell’Acqua, una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1922 all’interno dell’Agenda 21 per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sull’importanza di combattere lo spreco d’acqua e di adottare comportamenti virtuosi di contrasto al cambiamento climatico. Una ricorrenza che, in particolare quest’anno, esce dal classico recinto celebrativo per entrare direttamente nell'attualità e nell'urgenza del presente. Il tema della scarsità idrica, della siccità, legata principalmente ai cambiamenti climatici, con contorni perfino emergenziali, entra nel nostro quotidiano, come non avevamo mai visto o vissuto. Il 2022 si è delineato come uno degli anni più secchi di sempre in molti Paesi del mondo, Italia compresa, e anche questi primi tre mesi del 2023 mostrano segnali poco incoraggianti: un’impasse che coinvolge tutta la penisola, Emilia-Romagna compresa, dove l’anno scorso le piogge sono state minime. Uno stato di fatto delle cose che non può essere sminuito come una semplice eccezione, una ‘sfortuna’, ma che è il prodotto delle trasformazioni annesse ai cambiamenti climatici che stanno investendo il globo e che sono purtroppo confermate da tutte le statistiche in merito. La Romagna, in tutto questo, e lo dico con le dovute cautele, può essere considerata un’isola (ancora) felice grazie agli ingenti e cospicui investimenti che sono stati attuati in alcuni decenni intorno al macro-tema del fenomeno siccitoso. Tra tutti la Diga di Ridracoli, fondamentale per continuare ad assicurare la disponibilità idrica nel nostro territorio, anche nell’evenienza di dover far fronte a lunghi periodi caratterizzati da un’assenza di precipitazioni. Un’infrastruttura figlia della consapevolezza e della lungimiranza della classe dirigente che, ad esempio, lo scorso anno, nonostante lo stato di crisi dichiarato dalla Regione, ha permesso anche al Comune di Rimini di evitare a monte una situazione emergenziale sotto il profilo delle falde acquifere, che colpisce anche il Marecchia, E mette in luce la questione della gestione delle ricariche e dunque dei bacini di captazione. Occorre una vera e propria strategia, a livello regionale, romagnolo e locale, per mettere in piedi una 'rete' di bacini idrici, che abbia l'obiettivo di ricaricare le falde durante i periodi di secca. Alla luce di questo, il Comune di Rimini, nell’ex cava In.Cal System, ha messo a punto, insieme alla Regione, un importante intervento sperimentale finalizzato a contrastare la siccità, che si amplierà ulteriormente con un’ulteriore opera destinata al reimpiego, tramite i bacini del lago Azzurro e del lago Santarini, delle acque provenienti dal fiume Marecchia attraverso il canale dei Mulini. Una serie di interventi strutturali, ambiziosi, che mirano a dare vita a una catena e un percorso virtuoso delle acque, minimizzando, per quanto possibile, dispersioni di questa risorsa primaria, a tutela anche degli agricoltori e delle nostre campagne. Gli analisti stimano in quasi 20 milioni di metri cubi il bisogno di acqua aggiuntivo da parte della Romagna. Non è uno scherzo: occorre una pianificazione strategica e integrata di diversi interventi che comprenda, oltre a quelli già citati, anche il completamento e il proseguimento del Canale emiliano romagnolo (Cer) fino all'area riminese. Ecco perché occorre fin da subito, attraverso un lavoro corale, di squadra, congegnare soluzioni innovative, (sulla scia di quelle che già stiamo intraprendendo come territorio), basate sul risparmio del consumo di acqua, sull’agricoltura 4.0 e sull’utilizzo delle potenzialità delle nuove tecnologie perché ci consentano di calibrare le irrigazioni e limitare gli sprechi di acqua nel corso dei suoi continui ‘movimenti’, soprattutto nel momento in cui l’acquedotto si ramifica per entrare nelle case e nei quartieri. Occorre per questo anche un grande Piano dell’Europa e del Governo centrale. Il tempo è agli sgoccioli”