"Gli antichi Greci pagani erano ingenui. Quando tutti nel mondo si convertivano al cristianesimo, lo storico Plutarco disse di aver visto l'ultimo dio, Pan, il dio dei boschi che si gettava disperato giù per una scogliera, nel Mar Egeo. Noi moderni non siamo così ingenui. Siamo sentimentali. Restiamo affezionati al valore delle cose. Agli ideali. Alla tradizione.
Venerdì scorso è successo che la Caccetta, a due passi dalla Brasserie, a tre passi da Villa Mussolini, è caduta a pezzi. Ci stringe il cuore. Ma non per questo pensiamo che un'idea, un concetto siano finiti. È la nostra storia. Cambiano i colori ma non muta la sostanza. Né il sentimento. È quindi con sgomento misto a stupore che cerchiamo di far chiaro, di vedere, di capire. Basta andare a leggersi il RUE (Regolamento Urbanistico Edilizio) e la relativa Variante specifica (delibera numero 37 del 4 luglio 2013) per rirovare la storia più recente della Caccetta. Il RUE è un documento lunghetto di un centinaio di pagine. Ecco cosa vi si dice riguardo la creazione fascista dell'architetto Pater. "In data 6/05/2010 il Comune di Riccione ha acquistato dallo Stato un fabbricato denominato già Villa Mussolini Guidi e detta anche ex istorante CACCETTA, il quale insiste su area già di proprietà del Comune di Riccione". Eccetera. Il nodo è qualche paragrafo sotto. "L’intervento di Riqualificazione può dare luogo ad incrementi della sagoma della Caccetta nei soli seguenti casi: - ricostruzione filologica di parti eventualmente crollate o demolite; - costruzione di nuovi collegamenti verticali fuori dalla sagoma dell'edificio... in caso di destinazione dell'immobile ad ospitare funzioni pubbliche."
Considerato che l'immobile non era stato venduto alla INRI di Milano per funzioni pubbliche ma a fini privati, resta il primo punto. Quello della ricostruzione filologica. Questo vuol dire riportare la Caccetta ai suoi fasti quando era ipotizzata come villeggiatura per Ciano. Il tutto però è stato fatto cadere: mi si perdoni il gioco di parole. Nessuno ha posto mano alla Caccetta. E dire che Ciano, oltre ai meriti e alle valutazioni che fanno la storia, fu diplomatico di livello e divenne anche personaggio letterario in quel capolavoro che è La pelle di Curzio Malaparte. Perciò ci domandiamo: possibile che i barbuti Soloni delle università scrivano libri su paesaggio, costituzione e cemento fin tanto che questi argomenti li toccano da vicino? Fin tanto che i dotti devono difendere dalla speculazione edilizia i loro panorami in Val D'Orcia per meglio sorseggiare il Chianti davanti a una pagina di Togliatti da recitare ai loro allievi sbarbati, alle loro studentesse depilate? Le cose vanno così. Inutile nasconderlo. Parli del Ventennio invece e crolla tutta. Il paesaggio e i monumenti sono beni imprescindibili solo quando non si sente nominare "Mussolini", "Ciano", "Malaparte" e così via.
Dietro la caduta della Caccetta vi sono precise responsabilità. Non serve fare inutili cacce alle streghe. Ma sappiamo benissimo dove cercare chi ha deliberato sulla caduta della Caccetta. Troppo agevole liquidare il fattaccio di venerdì sera dicendo che era stato impiegato all'epoca della sua costruzione il populit che non regge. Il populit misto a calce è stato adoperato in Italia sino a quarant'anni fa. L'idiozia degli italiani invece è di più vecchia data: è sempre colpa dell'architetto... Che sia Pater o Mussolini, non conta. Ma non per Fratelli d'Italia. Fratelli d'Italia sa e riconosce il passato, anche se fatto di rovine. Occorre rimanere "ritti tra le rovine" - per citare il grande Evola. Vogliamo perciò ricordare le parole di un inglese, Lord Byron, che visse e amò le nostre terre romagnole e che conosceva bene il senso delle rovine: "È l'arte, voglio dire le colonne, i templi, i relitti di vascelli, a conferire ai paesaggi, anche se non sono pittoreschi, quella loro particolare poesia antica e moderna insieme.Non sono i luoghi in quanto tali. Senza i reperti, ogni piazza della terra rimarrebbe ignota e sconosciuta. Tutto sarebbe sepolto come Ninive e Babilonia. Una confusione indistinta e senza poesia - come a dire che non esisterebbe nulla. Ma trasportate queste rovine, se ci riuscite, e ci sarà sempre la perfezione della loro bellezza, l'orgoglio della loro poesia" (Byron, Lettera aperta al biografo Conte John Murray, Ravenna, 2 febbraio 1821).
FdI Riccione Commissario Stefano Paolini