Gli “Stati generali”, l’evento indetto dal Presidente del Consiglio a Villa Pamphilj a Roma, hanno un qualcosa di felliniano. Ci troviamo di fronte a un Conte “Mastroianni” alle prese con un 8½ politico. Il Presidente ha infatti fatto costruire un sontuoso palcoscenico che forse servirà per un suo film sulla rinascita, puntando tutto sulla bellezza scenografica delle forme. Sì, forse. Se Guido “Mastroianni”, nel capolavoro senza tempo di Fellini, era investito da una profonda confusione esistenziale e professionale, ci auguriamo che il nostro capo politico abbia le idee un pochino più chiare su cosa vuole raccontare ai personaggi di contorno che si alterneranno fino al 21 giugno. Di fatto Conte “Mastroianni” è il regista supremo e tutti vedranno in lui l’appoggio sicuro. Possiamo solo immaginare lo stress: interrogato dagli invitati, pressato dagli assistenti, scosso dagli alleati che vorranno capire la parte da recitare, disturbato dagli avversari che vorranno smontargli la giostra. Il regista del popolo dovrà riuscire fino alla fine a dare una direzione chiara al suo progetto cinematografico (sorry, politico), senza sporcare cotanta concretezza con sogni o fantasticherie.
D’altronde nel contesto di tale villa, così onirica e fatata, è un attimo perdere la trebisonda. Comunque, a differenza del Guido felliniano, Conte sembra almeno non avere grattacapi sentimentali. Nel carosello finale degli “Stati generali” sarebbe bello vedere un girotondo con al centro il Presidente del Consiglio accerchiato dai partecipanti dell’assemblea; tutti che roteano diretti da lui. L’evento è a porte chiuse, ma il regista del popolo questo film ce lo dovrebbe proprio far vedere.
Stefania Bozzo