Forse è un caso più unico che raro il fatto che un investimento di 750.000 euro per migliorare i servizi sanitari e i reparti ospedalieri sia visto e interpretato come un ridimensionamento. Eppure è quanto sta accadendo in questi giorni attorno all’ospedale di Santarcangelo, rispetto al quale alcune forze politiche si stanno esercitando nel tentativo di screditare il progetto dell’Ausl Romagna con il quale si qualifica ulteriormente l’offerta di servizi a favore della popolazione del distretto di Rimini.
Di cosa si parla precisamente? Dei lavori che nel 2019 interesseranno il secondo piano del Franchini per la ristrutturazione del reparto di chirurgia senologica e generale, oltre all’apertura di un nuovo reparto con 12 posti letto per cure intermedie di cui l’ospedale era sprovvisto. Qui saranno accolti pazienti fragili o cronici, che una volta dimessi da altri reparti non sono nelle condizioni di poter essere adeguatamente assistiti a domicilio. Attualmente per ricorrere a questo tipo di cure occorre rivolgersi ad altri ospedali. Per quanto riguarda invece la chirurgia senologica e generale, i lavori permetteranno di rinnovare completamente le stanze del reparto migliorando la qualità della degenza.
L’ipotesi che la convivenza tra un reparto di degenza chirurgica e un reparto di cure intermedie – alimentata in questi giorni da interrogazioni e articoli di stampa a tutti i livelli – possa creare un qualsivoglia problema di natura igienico-sanitaria, è da smentire in quanto priva di qualsiasi validità scientifica e non può diventare oggetto di valutazione politica. Il progetto non prevede infatti alcuna promiscuità fra i due reparti, realizzati allo stesso secondo piano della struttura ospedaliera ma fisicamente separati e con accessi distinti.
Quanto alle preoccupazioni rappresentate sul possibile aumento del rischio di infezioni, l’Ausl Romagna ha fornito tutte le informazioni tecniche per dare piena rassicurazione e togliere ogni dubbio: i percorsi dei pazienti, dei loro familiari e accompagnatori, sono rispettosi di tutti i requisiti previsti dalle norme di tecnica ospedaliera e dalle procedure di autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie.
La direzione generale dell’Ausl ha inoltre dato ampie rassicurazioni all’Amministrazione comunale che gli interventi strutturali non porteranno a riduzioni degli attuali 11 posti letto o di sedute operatorie, né ad allungare i tempi d’attesa per gli interventi chirurgici – sia per la chirurgia generale che per quella senologica – e che in nessun caso verranno meno gli elevati standard qualitativi raggiunti con la certificazione Eusoma (non obbligatoria, ma richiesta dall’Ausl volontariamente) che conferma l’alta qualità della breast unit di senologia. Va tenuto conto, infine, che gli attuali 11 posti letto della chirurgia sono stati utilizzati in questi anni con una percentuale di occupazione del 75%, pertanto sono più che sufficienti per le necessità espresse; se in futuro vi fosse un aumento di attività, peraltro, ci sarebbero sicuramente le condizioni per rimodulare le camere di degenza del reparto.
Qual è dunque la vera partita che si sta giocando attorno al Franchini, se non quella di una strumentalizzazione politica che non si fa scrupolo di mettere in gioco pazienti, operatori sanitari e più in generale strutture ospedaliere qualificate e di eccellenza come quelle che possiamo vantare in questo territorio? Può la politica sostituirsi ai medici e decidere quando si corre o meno un rischio sanitario? L’ospedale Franchini trasformato in terreno di scontro in occasione delle prossime elezioni non gioverebbe a nessuno. E non gioverebbe soprattutto ai pazienti, tutti quanti, che hanno gli stessi diritti e la stessa dignità nei confronti del sistema sanitario.
L'Amministrazione comunale di Santarcangelo