Ancora una volta, la lista che sostiene il candidato sindaco di centrodestra mette in piedi un’opera di disinformazione, diffondendo interpretazioni di dati decontestualizzate e pertanto scorrette, in questo caso sul tema della sicurezza. Si legge infatti in un comunicato stampa della lista “Un bene in Comune” che, dal momento che la tabella ministeriale per l’assegnazione dei fondi relativi alla videosorveglianza riporta la dicitura “elevata” in merito all’incidenza della criminalità a Santarcangelo, questo si traduce automaticamente in un’emergenza sicurezza sul nostro territorio. Peccato che questa considerazione non tenga conto di due elementi determinanti, che è difficile credere siano stati trascurati per semplice disattenzione.
Il primo è che la scala di valutazione adottata dal Ministero dell’Interno per valutare l’incidenza della criminalità sul territorio è composta da quattro fasce: elevatissima (massimo), molto elevata, elevata, poco elevata (minimo). Come si vede, dunque, Santarcangelo rientra nella terza fascia su quattro e nella metà inferiore della classificazione, rappresentando né più né meno la situazione che è sotto gli occhi di tutti: quella di un tema monitorato con attenzione dall’Amministrazione comunale, in collaborazione con la Polizia locale e le forze dell’ordine coordinate dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, senza che sia in atto alcuna emergenza.
Secondo elemento ignorato più o meno volutamente dalla lista “Un bene in Comune”, è il fatto che la posizione di Santarcangelo nella graduatoria del Ministero è determinata da una media tra l’indice di delittuosità comunale – che rimane relativamente basso – e quello piuttosto elevato della Provincia di Rimini, che porta Santarcangelo ben più in alto rispetto alla posizione che occuperebbe per i numeri registrati sul proprio territorio, come dimostrano i Comuni della Provincia di Rimini che si trovano in posizione più elevata a parità di indice provinciale.
L’interpretazione dei dati ministeriali, dunque, è talmente tendenziosa da essere al limite della falsità. Ancora una volta siamo di fronte a un tentativo di mistificazione, confezionato per raccontare una versione dei fatti che si discosta significativamente dalla realtà.
Il tutto senza considerare che il percorso per l’installazione di un sistema di videosorveglianza a Santarcangelo parte ben prima rispetto agli “ultimi mesi di mandato” citati nel comunicato. Risale al 2016, infatti, il procedimento avviato dall’Unione di Comuni Valmarecchia per aderire alla convenzione Telecom-Consip, arenatosi per l’esaurimento del fondo nazionale a disposizione.
Dal momento in cui il Comune di Santarcangelo ha avviato un procedimento in proprio, è stato firmato il Patto per la sicurezza avanzata da parte di tutti i sindaci della Provincia con il Ministro dell’Interno (dicembre 2017), che ha portato alla sottoscrizione del Patto per l'attuazione della sicurezza urbana tra Amministrazione comunale e Prefettura di Rimini (giugno 2018), presupposto necessario per avanzare richiesta di ammissione ai finanziamenti ministeriali destinati alla videosorveglianza.
L’approvazione del progetto “Santarcangelo più sicura” da parte della Giunta comunale a dicembre 2018 ha consentito l’avvio delle procedure amministrative per l’affidamento dei lavori: la manifestazione d’interesse da parte delle aziende e il bando di gara vero e proprio, aperto proprio in questi giorni.
Intraprendere un percorso diverso avrebbe significato far gravare interamente il costo dell’intervento sul bilancio comunale – e dunque sulle tasche dei cittadini santarcangiolesi – che ora invece vedranno arrivare sul territorio 81.000 euro di fondi statali, a riconoscimento della qualità del progetto presentato