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Politica 14:00 | 15/12/2022 - Dall'Italia

"Rete insegnanti LgbtQ+ è scelta ideologica a favore di carriere alias nelle scuole"

“Non comprendiamo perché la Regione Emilia-Romagna debba sostenere politicamente ed economicamente, (a quanto emerge dal sito “Cattedra-Arcobaleno ndr) grazie al “Bando per iniziative di promozione e sostegno della cittadinanza europea”, la Rete degli insegnanti Lgbtq+ e il progetto “Cattedre arcobaleno”. L'ennesimo progetto che viene presentato come lotta alle discriminazioni, ma che in realtà nasconde iniziative ideologiche che tutti ormai ben conosciamo e che non hanno alcun senso o utilità per gli studenti”: Così i consiglieri regionali della Lega Matteo Montevecchi, responsabile del Dipartimento Famiglia e Valori Identitari della Romagna, e Simone Pelloni, responsabile del Dipartimento Famiglia della Lega Emilia.
“Perché l’orientamento sessuale degli insegnanti dovrebbe essere rilevante? Perché si dovrebbero trattare nelle aule scolastiche tematiche ideologiche sull’identità di genere? A scuola hanno il compito di insegnare o di promuovere l’indottrinamento gender?” chiedono provocatoriamente i consiglieri della Lega. 
“Non riusciamo a comprendere la ratio di questo progetto – continuano - tra l’altro promosso da associazioni che dalla Regione prendono fiumi di soldi pubblici, come il Cassero LGBT Center di Bologna che tra Comune di Bologna e Regione Emilia-Romagna, riceve centinaia di migliaia di euro ogni anno. È questo il modo di investire le risorse pubbliche? Non crediamo che i nostri cittadini siano così d’accordo con il Partito Democratico”. 
I consiglieri leghisti, poi sottolineano: "Stiamo parlando di una "Rete LGBT" che definisce pubblicamente e in modo dispregiativo sulla propria pagina Facebook come “ultracattoliche” (etichetta ultimamente attribuita a chi difende vita, famiglia e libertà educativa) le associazioni come "Pro Vita e Famiglia", poiché colpevoli di battersi contro le dannose e illegali Carriere Alias attivate nelle scuole, che permettono agli studenti di scegliere un nuovo nome elettivo, al posto di quello anagrafico, presente sulla propria carta d’identità. Esempio pratico: sostituendo di fatto “Paolo” con “Silvia”. Ci teniamo a rimarcare che la scuola non deve scadere nella promozione dell’identità fluida, né in scelte ideologiche che per altro si pongono fuori dalla legge, ma dovrebbe semplicemente attenersi ai documenti ufficiali delle persone”. 
“Gli studenti emiliano-romagnoli non devono divenire oggetto di battaglie ideologiche: la Regione dovrebbe vigilare prima di tutto su questo, tutelando il primato educativo dei genitori e la loro libertà educativa. Se ci sono soldi da investire nell’educazione, andrebbero investiti in questa direzione. Se, infine, si vuole parlare di pari opportunità, ricordiamo che mentre si investono soldi con associazioni che a parole e con gli slogan “lottano” contro le discriminazioni, vi sono centinaia di ragazzi con disabilità, piuttosto che con DSA o altri BES, che non riescono a godere appieno del diritto allo studio perché mancano i fondi. La Regione pensi a loro, invece che lasciarli indietro inseguendo unicorni arcobaleno per scopi elettorali” concludono Montevecchi e Pelloni.