L'insorgere della patologia non dipende soltanto da una condizione clinica, ma è influenzata anche dal contesto sociale, dal reddito, da regime alimentare, dallo stile di vita e tanto altro. Partendo da questa visione più ampia e integrata, il Comune di Rimini e il Distretto di Rimini stanno sviluppando un modello sanitario di promozione della salute che va oltre lo steccato della cura della malattia.
Questo innovativo approccio è stato al centro del di questa mattina svoltosi nell’aula Magna del Campus di Rimini, intitolato ‘Contrasto alle disuguaglianze e sviluppo dei servizi: il progetto nodi territoriali per la salute’. Ospite d’onore, il celebre epidemiologo di fama mondiale, Michael Marmot, figura di rilievo nel panorama internazionale della salute pubblica.
Quella proposta da Sir Marmot è stata una lunga riflessione sulle sfide della sanità di oggi, accompagnata da una vasta raccolta di dati e studi proiettata nello schermo in sala. Quadri numerici e ricerche sul campo che arrivano a una conclusione: le persone socialmente più svantaggiate tendono a soffrire di più di malattie a causa di una combinazione di povertà, bassa istruzione e minore controllo sulle proprie vite. Questi fatti, infatti, portano a stili di vita meno salutari e a un’esposizione maggiore ai rischi per la salute, oltre a vivere in ambienti meno salubri.
Dalla teoria di ‘salute diseguale’ di Sir Marmot, il Distretto, insieme all’Ausl e all’Università di Bologna, in questi tre anni, ha costruito un progetto fortemente all’avanguardia, un unicum nel panorama nazionale, che sta prendendo forma proprio in questi mesi: i nodi territoriali, i quali sono stati illustrati nel corso del secondo workshop della mattinata.
Si tratta di strutture interdisciplinari molto innovative, che saranno distribuite in 11 aree cittadine (le microzone) in cui lavoreranno in sinergia operatori sociali, educativi e sanitari, per offrire un'assistenza capillare e proattiva ai cittadini più fragili, sia attraverso una mappatura e conoscenza approfondita della ‘zona d’azione’ sia attraverso servizi a domicilio.
Questi presidi territoriali, attraverso un'attività di prossimità, permetteranno agli operatori (quali infermieri, psicologici, educatori, eccetera) di ‘entrare nelle case’ delle persone più vulnerabili, seguendole nel loro contesto quotidiano e garantendo un’assistenza mirata e continuativa, con particolare attenzione ai pazienti cronici e più soli.
Il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, nel suo saluto iniziale, ha spiegato proprio come questo progetto rappresenti un vero cambio di paradigma nella gestione della salute pubblica: “Ci sono progetti che, anche se non sono sotto i riflettori, possono davvero cambiare la qualità di vita dei cittadini. Con questi 11 nodi, vogliamo portare l'attenzione delle istituzioni direttamente nei luoghi in cui le persone vivono, decentrando i servizi per essere più vicini ai bisogni della comunità”.
Kristian Gianfreda, assessore alle politiche per la salute del Comune di Rimini e presidente del Distretto, ha ribadito l’importanza di mettere al centro del sistema sanitario i bisogni delle persone più fragili, focus dei nodi: “Una comunità è prospera e sana solo se è giusta, ovvero se i problemi dei più deboli vengono posti come la priorità dell’agenda. Dopo la pandemia, è necessario rivedere il nostro approccio alla salute, ponendo una maggiore attenzione alle disuguaglianze”.
Entro la primavera del 2025 saranno operativi i primi quattro nodi territoriali, situati in punti strategici della città: uno in via Gambalunga, nel cuore del centro storico, un altro in via Bidente nella zona sud, e un terzo in via Perticara, vicino alla Marecchiese. Un quarto nodo, in via Miramare, è già in fase avanzata di sperimentazione.
Questo nuovo modello si integra anche con la creazione delle Case di Comunità, un ulteriore tassello della riorganizzazione sanitaria, che punta a portare la salute sempre più vicina alle persone, riducendo le disuguaglianze e migliorando la qualità di vita delle persone nel solco di una sanità sempre più a vocazione territoriale.
Durante l’incontro è stato ricordato anche l’ingresso ufficiale di Rimini nella rete delle Marmot Cities. Un riconoscimento che non è solo simbolico, ma che sancisce l’impegno della città nel promuovere condizioni di vita, educazione, lavoro e ambiente più salubri, favorendo la collaborazione tra amministrazioni, servizi sanitari e istituzioni per garantire uguali opportunità di cura per tutta la cittadinanza.
Rimini entra nella rete delle Marmot Cities
Rimini si sta affermando come un esempio virtuoso nel contrasto alle disuguaglianze in ambito sanitario, perseguendo l’obiettivo di garantire cure adeguate alle fasce più vulnerabili della popolazione. Una visione che ha portato la città a entrare a far parte del progetto ‘Marmot Cities’, un’iniziativa ispirata dal lavoro di Sir Michael Marmot, uno degli epidemiologi più influenti al mondo, noto per le sue ricerche sulla lotta contro le iniquità che affliggono i sistemi sanitari.
L’obiettivo principale della rete ‘Marmot Cities’ è quello di migliorare le condizioni di vita, educazione, lavoro e ambiente nelle comunità, promuovendo un lavoro di squadra tra le amministrazioni comunali, i servizi sanitari e le altre istituzioni al fine di creare territori più salutari, dove tutti i cittadini abbiano uguale accesso alle opportunità di cura.
L’ingresso ufficiale di Rimini in questo progetto è stato ufficializzato dalla visita di oggi pomeriggio di Sir Michael Marmot a Palazzo Garampi, accolto dal sindaco Jamil Sadegholvaad e dall’assessore alla salute Kristian Gianfreda, nonchè da Ardigò Martino dell’Ausl Romagna. Un'occasione per parlare di politiche sanitarie e, in particolare, dei nuovi presidi cosiddetti 'nodi territoriali’. Questi ‘nodi’ rappresentano una delle innovazioni più rilevanti del sistema sanitario riminese: 11 strutture che verranno distribuite in altrettante aree strategiche della città, dove operano in sinergia operatori sanitari e professionisti del settore sociale ed educativo. In questi spazi, infatti, collaborano infermieri, psicologi, assistenti sociali e operatori del settore educativo, con l’obiettivo di offrire una presa in carico multidisciplinare del paziente, capace di affrontare non solo gli aspetti clinici, ma anche le problematiche sociali ed educative che spesso influenzano il benessere generale dei cittadini. Particolare attenzione è riservata alle persone più fragili, come gli anziani e chi ha patologie croniche, che spesso necessitano di cure continuative e complesse. In questo contesto, i ‘nodi territoriali’ non sono solo un punto di accesso ai servizi sanitari, ma veri e propri centri di ascolto e supporto, in grado di offrire risposte concrete e personalizzate alle esigenze di ciascun cittadino.
Il tema sarà al centro anche del convegno martedì 24 settembre ‘Contrasto alle disuguaglianze e sviluppo dei servizi: il progetto nodi territoriali per la salute”, che si terrà alle ore 9 nell’aula Magna del Campus di Rimini (via Angherà 22).
Un'occasione chiave per riflettere sul ruolo delle istituzioni locali nel promuovere la salute delle comunità, con Marmot special guest.