“La sanità si trova di fronte a un bivio: o si cambia sul serio o, il triste epilogo, non può che essere quello di compromettere in maniera definitiva il ‘sistema immunitario’ delle strutture ospedaliere. Sono stati lanciati tanti gridi di allarme in questi anni. Una luce di cambiamento sembrava essersi accesa con la pandemia, quando si ripeteva a gran voce ‘la sanità prima di tutto’, ma, ad oggi, di grandi trasformazioni nemmeno una traccia.
Accogliamo per intero tutte le preoccupazioni di queste ore dell’Assessore alla Sanità della Regione Emilia-Romagna, Raffaele Donini, che l’altro giorno ha incontrato il Ministro dell’Economia e della Salute insieme a una delegazione di altri assessori regionali. Se infatti non si troverà un accordo con il Governo, per aumentare le dotazioni finanziare e organiche sufficienti a sopperire ai tagli fatti nel corso degli anni, il Servizio Sanitario come lo conosciamo oggi sarà del tutto compromesso.
Solo in Romagna, come ha sottolineato anche il Direttore Generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori, c’è un 'buco' di quasi 90 milioni di spese sostenute per affrontare l’emergenza Covid che dovrebbero essere rimborsate dallo Stato. Un incredibile vicenda all'italiana: vengono penalizzate proprio le regioni che, grazie al loro impegno e ai loro investimenti, hanno consentito al Paese di traguardare le ore più buie del servizio sanitario nazionale, fungendo davvero da prima linea e da cintura di sicurezza per una popolazione alle prese con un nemico sconosciuto e letale. E adesso suonano davvero beffarde le parole e le promesse di allora riguardo alla sanità, alla sua centralità, al fatto di investire prioritariamente su di essa proprio nella direzione degli errori fatti nei decenni precedenti.
Una crisi finanziaria, dunque, che rischia davvero di creare danni irreparabili, in parte già reali, a cominciare dai problemi connessi a un’emorragia di personale medico infermieristico, un allungamento eccessivo delle file di attesa, fino al sovraffollamento di pazienti, a fronte di un’insufficienza di organico, che grava su certi reparti. Senza parlare della bipolarizzazione tra chi può permettersi le cure e chi non può, che, come segnalano anche le analisi statistiche, è sempre più evidente.
Come ripetuto più volte, il sistema sanitario non può reggersi solo sull’abnegazione dei professionisti. Serve con urgenza un Piano Nazionale di tutela della Sanità Pubblica, che è quanto di più prezioso e democratico che possiamo avere. E non si tratta solo di aggiungere fondi ma di avviare un’operazione di ripensamento, di riorganizzazione del sistema, in grado di dare una traiettoria, una visione di prospettiva al mondo sanitario, onde evitare la rincorsa dell’ultimo minuto dietro al problema del momento. Come Comune di Rimini faremo interamente la nostra parte, anche con iniziative e il coinvolgimento di tutte le parti interessate, affinché questa urgenza quotidiana, che entra nella carne viva del Paese e dei nostri territori, non finisca in mezzo a tutta un'altra serie di questioni che non possono oggi avere la precedenza. Crediamo, su questo, che non possano e non debbano esserci divisioni se la politica vuole essere al servizio dei cittadini e delle comunità”.