Da Riccardo Fabbri (nella foto), presidente di Acer Rimini riceviamo e pubblichiamo.
Ho visto, solo oggi, l'intervento da voi pubblicato e riferito allo "sfratto dell'Acer a due anziani malati". Ed ho apprezzato il fatto strano che, nella semplificazione della rete dove prevale spesso il giudizio lapidario a prescindere dalla conoscenza dei fatti, c'é chi si preoccupa di chiedere approfondimenti. Provo a farlo sinteticamente, consapevole che é normale una non conoscenza delle norme e del diverso ruolo dei soggetti in causa circa l'assegnazione del beneficio pubblico delle cosiddette "case popolari". A tale beneficio si accede attraverso graduatorie pubbliche, definite da regolamenti comunali e, analogamente, sono i comuni che avviano, quando la legge lo prevede, le procedure di decadenza che spetta ad Acer eseguire. La notifica di decadenza inviata dai comuni prevede la possibilità di presentare controdeduzioni formali (in cui avanzare le proprie ragioni) in opposizione al procedimento avviato. Detto questo, é bene non dimenticare che il principio di legge che garantisce la possibilità di accedere all'assegnazione di un alloggio di Edilizia residenziale pubblica, é fondato sulla transitorietà del beneficio assegnato. In parole povere se le condizioni economiche delle famiglie assegnatarie cambiano fino al punto di consentire un ricorso al mercato privato, al pari di tanti altri concittadini, l'alloggio pubblico andrebbe riconsegnato per consentirne l'utilizzo a chi versa in situazioni di maggiore bisogno. Nella storia italiana le cose sono andate diversamente e, tranne poche eccezioni, l'assegnazione della casa popolare si é trasformata in un beneficio permanente anche quando questo risultava ampiamente non necessario. Questo ha causato l'impossibilità di accedere ad un diritto sociale alle tante persone e famiglie, in condizioni di difficoltà economica, che compongono le lunghe liste di attesa per poter accedere ad un alloggio Erp. Per ovviare a questo, nel 2017, la Regione Emilia Romagna ha varato un provvedimento che regolamenta con maggior rigore le norme di accesso e permanenza negli alloggi Erp. In particolare introducendo, accanto alla dichiarazione ISEE, la verifica del patrimonio mobiliare disponibile. Questo ha consentito l'emersione di situazioni anomale, alcune delle quali, scandalosamente anomali.
Il caso da voi sollevato rientra in questo contesto.
La giusta tutela della privacy non mi consente di argomentare con dei dati la situazione della famiglia interessata, mi limito a dire che le condizioni economiche sono abbondantemente superiori ai limiti definiti dalla legge regionale e, sotto questo profilo, il Comune di Rimini non poteva fare altro che avviare il procedimento di decadenza. Capisco invece molto bene le ragioni diverse avanzate dalla figlia: le condizioni di fragilità descritte certamente non depongono a favore di un cambio di alloggio. Non credo che ragioni di equità sociale debbano confliggere con ragioni umanitarie e di tutela della salute. E credo che le motivazioni addotte e riconosciute dai soggetti competenti (ASl e Servizi Sociali) possano essere argomentate per controdedurre il procedimento.
Riccardo Fabbri Presidente Acer Rimini