Lavorava “in nero” in un night della riviera, una ragazza ventenne di Modena, il cui nucleo familiare, da maggio del 2019, è beneficiario del “Reddito di Cittadinanza”. Quando i militari della Guardia di Finanza del Gruppo di Rimini ed i Funzionari dell’Ispettorato del Lavoro di Rimini sono intervenuti nel cuore della notte presso il night per un controllo, hanno identificato 13 ballerine, di cui ben 5 sono risultate “in nero”, compresa appunto la giovane modenese. I successivi riscontri alla banca dati dell’I.N.P.S., hanno permesso di appurare che questa faceva parte di un nucleo familiare percettore del Reddito di Cittadinanza, ma aveva omesso di comunicare l’avvio dell’attività lavorativa. Per tale motivo, è stata denunciata all’autorità giudiziaria. Per il datore di lavoro, invece, è scattata subito la sospensione dell’attività imprenditoriale per aver impiegato manodopera irregolare in misura superiore al 20% del totale dei lavoratori regolarmente assunti e trovati sul posto di lavoro. Tale provvedimento è stato revocato a seguito del pagamento della somma aggiuntiva di € 2.000 e della regolarizzazione dei lavoratori trovati “in nero”. Al termine dell’attività ispettiva, nei confronti dello stesso datore di lavoro è stata contestata la cosiddetta “maxi-sanzione” che va da un minimo di € 1.800 ad un massimo di € 10.800 per ogni lavoratore trovato “in nero”, nonché la “maxi-sanzione aggravata” pari ad € 4.320 prevista in caso di impiego di lavoratore “in nero” percettore di Reddito di Cittadinanza.
La seconda lavoratrice, scoperta dai Finanzieri e dagli Ispettori del Lavoro, è una donna Ucraina trovata a lavorare “in nero” in un albergo di Rimini, mentre svolgeva le mansioni di cameriera ai piani, risultata direttamente beneficiaria di reddito di cittadinanza. In questo caso, la lavoratrice residente e Velletri (RM), non solo ha omesso di comunicare all’INPS competente l’avvio di un lavoro dipendente, come previsto dalla legge, ma ha anche presentato una Dichiarazione Sostitutiva Unica (D.S.U.) omettendo di indicare i redditi percepiti dal coniuge. Con questo stratagemma ha ottenuto una certificazione ISEE alterata e fasulla, ma idonea ad ottenere i benefici del Reddito di Cittadinanza che le è costata, però, il deferimento all’autorità giudiziaria di Velletri per il reato di cui all’art. 7, comma 1, del D.L. nr. 4/2019, che prevede la reclusione da due a sei anni, nonché la segnalazione all’INPS per la revoca immediata ed il recupero di tutte le somme indebitamente percepite.
Nei confronti dell’albergatore è stata contestata la cosiddetta “la “maxi-sanzione aggravata” pari ad € 4.320 prevista in caso di impiego di lavoratore “in nero” percettore di Reddito di Cittadinanza.
Per entrambi i casi l’INPS ha provveduto a revocare il beneficio del Reddito di Cittadinanza.