Il Cinema Fulgor è pronto a riaccendere i proiettori dall’8 settembre con un ricco programma di rassegne, retrospettive e omaggi a cineasti. Sarà un autunno con tanto cinema per tutti.
Giovedì alle 21 si parte con un doppio appuntamento in collaborazione con Emilia-Romagna Film Commission: in sala Federico il film “Rimini”, girato per la maggior parte a Rimini e presentato all’ultimo Festival del cinema di Berlino, e in sala Giulietta il film “Il signore delle formiche”, in concorso al Festival di Venezia 2022.
“Aprire la nuova stagione di questa importante sala con Rimini e Il Signore delle Formiche è per noi dell'Emilia Romagna Film Commission - dice il responsabile Fabio Abagnato - motivo di orgoglio nell'anno in cui entrambe le opere girate nella nostra regione, ci hanno portato in Concorso al Festival di Berlino e alla Mostra del Cinema di Venezia. Seidl e Amelio, due indiscussi maestri del cinema hanno scelto due parti del nostro territorio (Rimini e il piacentino/parmense) per raccontare con la forza delle immagini un'umanità che nei luoghi si riflette per arrivare al cuore del pubblico. Negli ultimi anni la crescita della qualità dei progetti sostenuti dalla Regione grazie al Fondo per l'audiovisivo è la testimonianza tangibile di una crescente fiducia dei produttori italiani e stranieri che trovano nell'Emilia-Romagna quella casa in grado di dare loro supporto e accoglienza lasciandoli liberi di immaginare i destini di una miriade di personaggi che abiteranno le nostre visioni in sala”.
“Rimini - commenta il sindaco Jamil Sadegholvaad - è forse il luogo più visitato e frequentato, perfino 'non fisicamente', dal cinema italiano. Lasciando là, su un piedistallo, l'epopea felliniana e i suoi (non) ritorni al grembo autobiografico ne 'I Vitelloni', 'Roma' e soprattutto 'Amarcord', l'intera cinematografia dal dopoguerra in poi ha corso parallelamente la vicenda riminese nell'immaginario collettivo nazionale. Pietrangeli (La parmigiana), Risi (L'ombrellone), quindi le pellicole commerciali che simboleggiano il riflusso anni ‘80, il maledettismo tondelliano di 'Da zero a dieci' di Ligabue fino ad arrivare alla scintillante levigatura de 'L'isola delle Rose' di Sibilla, la persistenza di Rimini, dei suoi amori o amorazzi sotto il sole, tra folklore e crudeltà, sino alle malinconie autunnali della spiaggia e degli alberghi chiusi, ha costantemente affascinato il cinema autoriale o meno degli ultimi ‘70 anni. Con queste due pellicole si rinnova dunque una tradizione che, vale la pena ribadirlo, fa di Rimini non solo una quinta per il cinema di ogni peso o latitudine ma fa della città stessa il 'fumista', dando tempi, imprinting e suggestione al significato stesso dell'opera".