"Lo scorso 6 aprile il Presidente Stefano Bonaccini celebrava con orgoglio la consegna alla cittadinanza di 3 milioni di mascherine in Regione. Nel nostro comune ne sono arrivate 4.500 su una popolazione di 10.500 unità e quasi 4000 famiglie. Così le indicazioni arrivate da Bologna erano quelle di fare una distribuzione porta a porta o presso i centri commerciali, dando precedenza agli anziani over 65. Ma quali mascherine sono arrivate? Quelle cosiddette chirurgiche che, tecnicamente, non sono dispositivi di protezione individuali ai fini della protezione biologica. La norma tecnica di riferimento delle mascherine chirurgiche parla chiaro: queste mascherine nascono solo per evitare che un soggetto infetto possa emettere nuclei di saliva potenzialmente capaci di diffondere nell’aria micro-organismi patogeni, ma non di auto-proteggersi dall’esposizione a soggetti infetti. Oggi, grazie al D.Lgs. n°18 del 17 Marzo 2020, queste bandelle sono state magicamente equiparate a dispositivi di sicurezza.
Ad ogni modo ieri mattina ho aiutato i ragazzi del Centro Operativo Intercomunale non tanto perché credessi nell’efficacia di questa azione ma perché volevo portare di persona un saluto alle persone più sole e in difficoltà in questo momento di sofferenza. Da questo punto di vista ne è uscita una giornata piacevole e di condivisione. Se da un lato l’iniziativa è stata proclamata come un privilegio per gli emiliano-romagnoli io credo invece che, all’opposto, non abbia un’utilità concreta. Di certo non abbiamo coperto per nulla l’esigenza di protezione sanitaria che la nostra popolazione richiederebbe per entrare in questa fase 2: alla stragrande maggioranza di persone mancano le mascherine e per far funzionare un po’ queste chirurgiche dovremmo distribuirne milioni e milioni renderle obbligatorie per tutti. In più, si è finito per passare una informazione sostanzialmente scorretta alla gente comune, l’idea che con quella mascherina di possa fare tutto. Il 4 maggio i cittadini si troveranno ad affrontare il grosso problema di uscire di casa senza avere dotazioni di sicurezza appropriate. La morte di decine di medici ne è la dimostrazione. Se vogliamo, ammettiamo pure una qualche utilità. Allora, anche il criterio di distribuzione scelto è del tutto discutibile: ieri abbiamo consegnato mascherine a persone nate nel 1928 o 1930 che non usciranno di casa nemmeno dopo il 4 maggio. A questo punto era meglio metterle a disposizione di chi gira e potrebbe esporsi al contatto con altre persone più frequentemente? E poi, quante volte le potremmo usare secondo la Regione? Una volta, come se dopo domani finisse tutto.
Insomma, questa iniziativa non ha alcun valore pratico, ma solo simbolico e politico. Tutto ciò di cui non c’è bisogno in questo momento. Eppure, la Regione ha mosso aziende, persone e ingenti mezzi per metterla in piedi. Sarebbe stato molto meglio investire il tempo per promuovere la riconversione industriale alla produzione di dispositivi di sicurezza su larga scala e utilizzare queste risorse per potenziare i bonus alimenti per le partite Iva più in sofferenza".
Ing. Stefano Squadrani Consigliere comunale e Vice-Presidente del Consiglio comunale Gruppo consiliare “Immagina Verucchio”