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Cronaca 17:21 | 03/06/2023 - Coriano

L'antenna deve sparire: il Tar punisce l'amministrazione comunale e il comitato esulta

La sentenza del TAR del 1° giugno scorso respinge il ricorso del Comune di Coriano e conferma l’ingiunzione di smantellamento dell’antenna Windtre.
Il comitato contro l'antenna ricostruisce in una nota le tappe della vicenda: "Il 17 giugno 2020 -vi si legge - il Comune di Coriano autorizza Windtre Spa a installare un’antenna di 35 metri a ridosso del cimitero storico di Coriano e nelle immediate vicinanze del Castello Malatestiano; il 14 dicembre 2020, dopo il conflitto aperto da questo comitato e un indecoroso balletto dell’amministrazione”, allora targata Spinelli, volto a confondere i corianesi fra i “si fa”, i “non si fa più”, e i “si fa altrove” e animato dal consueto scaricabarile di responsabilità, viene eretta l’antenna da parte di Windtre Spa; il 9 febbraio 2021 la Soprintendenza alle Belle Arti di Ravenna emette un provvedimento di smantellamento dell’antenna; il 25 agosto 2021 la Soprintendenza vincola il Castello malatestiano di Coriano a ragione del particolare interesse culturale rivestito dal manufatto rinascimentale;
l’8 novembre 2021 la Soprintendenza appone il vincolo al Cimitero di Coriano a motivo del suo particolare interesse storico-testimoniale; il 4 aprile 2022 la Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, organo centrale del Ministero della Cultura conferma l’ingiunzione di smantellamento formulata dalla Soprintendenza di Ravenna; il 19 aprile 2022 il Comune di Coriano incarica l’Avvocato Perrone Marco Ernesto per eseguire il ricorso al Tar deliberando una spesa di 8.262 euro per le relative spese legali.
Infine, e sonoramente il 1° giugno 2023 il Tar dell’Emilia-Romagna respinge il ricorso del Comune di Coriano e conferma l’ingiunzione di smantellamento dell’antenna.
Avevamo sempre sostenuto che lì l’antenna non ci doveva stare per ragioni di ordine paesaggistico e di rispetto del patrimonio storico-culturale rappresentati dal Castello e dal Cimitero e su questo abbiamo ingaggiato una paziente e perseverante battaglia civile, richiamandoci alla lettera e alla sostanza dell’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica (...) tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”.
In particolare, ci siamo adoperati con tutte le nostre forze affinché la Soprintendenza di Ravenna intervenisse sulla faccenda ed è solo grazie alla nostra perseveranza che la Soprintendenza si è mossa ed ha confermato che
quell’installazione era appunto in contrasto con le leggi vigenti poste a tutela del patrimonio storico del nostro Paese.
Avevamo dunque ragione e ce ne hanno dato atto con atti cogenti la Soprintendenza di Ravenna, la Direzione  Generale delle Belle Arti di Roma e ora il TAR dell’Emilia-Romagna.
Cosa farà ora l’Amministrazione comunale? Cosa decideranno di fare il Sindaco Ugolini e la sua vice Spinelli? Spenderanno altro denaro delle casse pubbliche, delle corianesi e dei corianesi, per presentare un secondo
ricorso, questa volta al Consiglio di Stato, o più saggiamente e responsabilmente, prenderanno atto dell’errore commesso e ottempereranno all’ingiunzione di smantellamento?
Questa operazione, condotta con dilettantesca incapacità e ottusa leggerezza, per tacere della sfrontatezza e della presunzione, quanto denaro pubblico è costata e costerà ancora?
Quando si decideranno a informare debitamente e correttamente le corianesi e i corianesi?"