Anche il vicesindaco Gloria Lisi interviene sul presunto episodio di razzismo avvenuto in un ristorante di Rimini.
'La semplicità del bene, la banalità del male. Due facce di una stessa non onorevole medaglia, quella che colloca Rimini come scenario di un brutto episodio, con denunce e promesse di controdenunce. Al di là delle indispensabili indagini e della necessità di contare su riscontri oggettivi, il caso in questione mette in luce elementi di discussione più ampi.
Pongo per prima la reazione della città, all'altezza della storia e dell'anima di Rimini. Non è solo questione di dibattito o di commenti ma di fatti encomiabili. Voglio ringraziare, a tal proposito, l'albergo di Viserbella che ha invitato la famiglia offesa a trascorrere un week end nella propria struttura. Questa la motivazione: 'Non potevamo rimanere in silenzio quando in un esercizio commerciale della nostra piccola frazione avviene un episodio di razzismo e intolleranza. In primis perché facciamo ospitalità da oltre 70 anni e sapere che una famiglia di turisti è stata maltrattata e insultata solo per il colore della pelle ci indigna e ci fa arrabbiare. In secondo luogo come cittadini della repubblica italiana sapere che nella pizzeria a 300 metri da casa nostra veniva esposta in bella vista la fotografia di un dittatore che ha distrutto il nostro Paese lasciando una scia di violenza e soprusi lunga più di 20 anni mi ribalta lo stomaco'. Non c'è da aggiungere altro, solo un applauso e un ringraziamento per queste parole che rappresentano la Rimini migliore.
Ma è la banalità del male che pone le domande più profonde. Fuori dalla dinamica ancora da accertare, si capisce bene come per i gestori di quel ristorante avere in vista bottiglie di vino con l'effigie di Mussolini fosse una cosa normale. Il vero problema è questo. C'è la Costituzione, ci sono leggi (invero vetuste e di impossibile applicazione concreta), ma prima di tutto questo dovremmo esserci noi, e cioè la conoscenza, il rispetto, la solidarietà tra persona e persona che precede qualunque apparato legislativo. In Italia evidentemente non c'è: Il presentare alla luce del sole lugubri gadget fascisti e nazisti, travestendoli da folklore, con il chiaro scopo di strappare una risata da morte, dolore, distruzione, razzismo, è da tempo un pezzo non secondario della progressiva assuefazione alla cultura del'egoismo, dell'amnesia, della prevaricazione motivata da ragioni ignobili, senza più alcuna vergogna nell'esplicitarle pubblicamente. Questa inerzia va cambiata. Io credo necessario che questo Governo, il Parlamento, riprenda in mano e approvi quella legge che nel 2015 promosse proprio la città di Rimini, e quindi venne raccolta dalla Regione (grazie alla consigliera Nadia Rossi) e quindi da un gruppo di deputati (tra i quali Emanuele Fiano e Tiziano Arlotti) che metteva paletti molto più rigorosi e individuabili al proliferare di questo fascio/folklore. Se nel 2018 il percorso parlamentare si spense, adesso è venuto il momento di riaccenderlo. La legge non può ammettere l'ignoranza. Soprattutto questo tipo di pericolosa ignoranza, anticamera della disumanità'.