È tornato da qualche giorno Matteo Nanni dal viaggio in sella alla sua moto in Tunisia, eppure a sentirlo parlare sembra che sia ancora lì, immerso nelle dune e perso tra quegli sguardi che porta nel cuore. Esordisce la nostra chiacchierata con un: “Non so da dove cominciare”, troppe sono le cose che avrebbe da dirci. Ci tiene innanzitutto a far presente che la Tunisia è un posto davvero tranquillo anche se si dice il contrario. Molti lo avevano avvertito di stare attento, di non partire, che il momento non era dei migliori, ma con sua sorpresa ha visto un paese davvero aperto, accogliente e molto lontano da quelli che sono i nostri pregiudizi di questo momento. “La presenza della polizia (soprattutto nelle città principali)- dice- fa sentire sicuri, non allarmati, e il turista viene accolto nel migliore dei modi, anche perché loro ci vivono di turismo”. Matteo racconta che di 11 notti di questo strepitoso viaggio, 6 ne ha passate a casa di gente conosciuta sul posto. Lo hanno ospitato e accolto con molta generosità, a volte perfino rinunciando alle loro comodità per farlo sentire ben accetto. Ci racconta dell’attraversata del deserto Sahariano, con la sua Honda Transalp che non era proprio adatta a macinare kilometri di sabbia, ma che non lo ha mai abbandonato. Fedele si adattava ad ogni cambiamento, anche se con fatica Matteo è sempre riuscito ad arrivare dove voleva. Lo perdiamo in un ricordo di un pomeriggio verso le 16, quando insieme ad un ragazzo conosciuto un paio di giorni prima, e che lo ha accompagnato in questo cammino tra le dune, si sono messi ad accendere un barbecue dove hanno cotto carne di cammello. Racconti pieni di emozioni e anima, quell’anima che sembra non essere ancora tornata a casa. Uno dei gesti che ricorda con più affetto è la loro particolare stretta di mano: ti stringono la tua e poi l’appoggiano sul cuore. Come a dire, io ti rispetto, qui sei il benvenuto, non ti accadrà nulla. Un rispetto che acquisisce un valore assoluto quando sei lontano da “casa” in un paese che per le informazioni che ci vengono date sembra essere il più ostile di tutti. Dopo 3.000 km Matteo è tornato a Rimini, dove la quotidianità e routine lo hanno catapultato nella vita reale, ma nulla gli impedisce di pensare alla prossima avventura. Se siete curiosi di seguire giorno dopo giorno le sue peripezie, seguite i suoi canali officiali su Facebook ed Instangram, entrambi col nome di Mattew on the road.