Nel primo pomeriggio di ieri, perveniva la richiesta di un intervento riguardante un soggetto che urlava fuori dal luogo di lavoro della madre, specificando che la donna aveva avuto problemi con lo stesso. Gli operatori della volante trovavano il soggetto segnalato, successivamente identificato per P.R., seduto su un gradino della scala che conduce dall’ingresso principale. Mentre un poliziotto e gli operatori della volante rimanevano con il soggetto (un trentanovenne riminese), un altro poliziotto rintracciava la madre. Costei si era chiusa in una stanza dell’edificio, completamente impaurita e piangente e chiedeva disperatamente di allontanare suo figlio perchè era divenuto violento ed insistente nei suoi confronti tanto da non lasciarla più vivere in pace, arrecandole notevole disagio. La donna affermava che verso le 12.45/12.50, durante la normale attività lavorativa, sentiva suonare il campanello della struttura ed avvicinatasi al monitor del videocitofono poteva notare la presenza del figlio, ma poiché sia lei che le altre colleghe erano a conoscenza delle problematiche loro riguardanti, decideva di non aprire la porta per evitare probabili problemi. Dopo alcuni minuti però la donna si ritrovava dinanzi a sé il giovane, che nel frattempo era riuscito ad entrare fin dentro i locali dell’edificio, probabilmente seguendo uno dei clienti dell’attività in cui lavora la donna. A quel punto la donna si rivolgeva a lui e nel frattempo, per evitare che entrasse, si frapponeva fisicamente tra la porta che separa il corridoio e le aule, chiedendogli di uscire, ma lo stesso, urlando con tono visibilmente alterato, continuava a chiedere dove fosse sua madre, aggiungendo di voler entrare perché voleva parlarle immediatamente. Al rifiuto della signora, il figlio le si avvicinava minacciosamente puntandole altresì il suo dito indice al viso in atteggiamento perentorio. In soccorso della donna interveniva la collega, anche’essa al fine di evitare il degenerare della situazione decideva di rivolgersi al ragazzo con tono calmo chiedendogli di uscire dalla struttura; l’uomo, prima di uscire dal corridoio e sedersi su un gradino della scala che conduce all’esterno della struttura,
Dagli accertamenti svolti il ragazzo risultava avere a suo carico precedenti di Polizia, in particolare nel gennaio 2002 era stato tratto in arresto per detenzione e spaccio di stupefacenti, in quanto trovato in possesso di grossi quantitativi e di diversi tipi di droga, e posto successivamente a regime domiciliare; nel 2006 veniva condannato per lo stesso reato con una pena detentiva a 4 anni di reclusione da parte della Corte D’Appello di Bologna.
La donna, lo scorso 05/06/2019 si era recata presso l’Ufficio denunce della Questura di Rimini, dove aveva proceduto alla formale richiesta di ammonimento ex art. 8 D.L. n. 11 del 23.02.2009 nei confronti del figlio, che negli ultimi giorni di maggio 2019, in concomitanza con il termine di una terapia a base di metadone cui era sottoposto, aveva intrapreso nei suoi confronti una serie di atteggiamenti violenti e minacciosi concretatisi in continue richieste di denaro, anche tramite sms telefonici e messaggi WhatsApp, seguite da insulti di ogni tipo ad ogni ora del giorno. Nonostante ciò, il 09/06/2019, intorno alle ore 16.30, mentre la donna si trovava all’interno dell’appartamento in cui dimora ed ubicato in Via Tambroni, il figlio si presentava alla porta, suonando il citofono. Impaurita che potesse nuovamente creare una situazione di tensione la donna non rispondeva, ma poco dopo lo stesso, che nel frattempo era arrivato fino al pianerottolo, colpiva con forti pugni la porta dell’appartamento urlando al contempo frasi sconnesse e prive di senso. In quel momento la donna chiamava i Carabinieri a cui riferiva quanto stava accadendo richiedendo al contempo il loro intervento. Terminata la chiamata la donna tornava in soggiorno ed in quella circostanza sorprendeva il figlio che nel frattempo si era arrampicato fin sul balcone utilizzando alcune tavole verosimilmente reperite all’interno dell’area condominiale. Nonostante le finestre fossero chiuse il figlio le chiedeva di consegnargli un telefono cellulare, richiesta a cui la donna aderiva sperando che lo stesso, ottenuto quanto richiesto, desistesse dal suo atteggiamento violento, cosa che faceva solo dopo l’intervento dei militari, che lo allontanavano dall’abitazione.
Tratto in arresto il P.R. veniva tradotto nella locale Casa Circondariale.