Max 6° 
Ho conosciuto Beppe quando nel 2000 venni chiamato a Rimini a fare il caporedattore al quotidiano La Voce. Lui era uno dei collaboratori più preziosi e precisi della redazione sportiva, una persona su cui potevi fare affidamento sempre e comunque. Non so che cosa fece scattare in poco tempo un profondo e reciproco senso di stima l’uno per l’altro. Beppe divenne per me oltreché un prezioso punto di riferimento anche un amico. Si stava spesso insieme per chiacchierare, per confrontarci, per rafforzare quel legame spontaneo che si creò tra noi. Mai una volta lo ricordo fuori dai gangheri, un signore autentico dotato di un’intelligenza e di un senso di altruismo non comuni. Anche quando smise di collaborare con il giornale in cui lavoravo, continuò a farsi vedere e sentire, spesso si faceva insieme delle belle passeggiate sul viale Principe Amedeo, lui mi raccontava della sua famiglia, delle sue cose, della Rimini che lo adottò e di cui divenne un punto di riferimento nello sport e nella vita di tutti i giorni da cattolico credente quale egli era. Devo dire che negli ultimi tempi l’avevo perso. Mi ero preoccupato in queste ultime feste perché lui ogni anno non mancava mai di farmi gli auguri, di chiedermi di come stavo, della mia famiglia, del mio lavoro. Una persona di quelle che se ne cominciano a trovare poche e a cui ho voluto bene. Da un collega ho appreso nei giorni scorsi il motivo di questi silenzi, non abituali per lui almeno con me. Ha affrontato l’ultima battaglia sapendo che comunque l’avrebbe persa, con la consapevolezza di non poter far niente, con il coraggio e la testa alta che ha sempre avuto.
Sei stato uno dei punti di riferimento della mia crescita umana e professionale qui in Romagna. Mi stringo ai tuoi cari perché posso capire l’enorme vuoto che lasci, mi resteranno i ricordi, le tue foto, i tuoi articoli, le tue battute, il tuo sostegno.
L'intera redazione, i tuoi colleghi più cari, gli amici di sempre non ti dimenticheranno. Riposa in pace
Vittorio Pietracci
