Nel corso del mese di marzo, la Squadra Mobile della Questura di Rimini, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Rimini, ha portato a termine una delicata attività investigativa volta a contrastare e reprimere l’odioso fenomeno dell’usura. Grazie ai numerosi elementi di prova raccolti, il 28 febbraio scorso il G.I.P. presso il Tribunale Ordinario di Rimini ha emesso un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere a carico di due napoletani del ’79 e dell’80, disponendo altresì il sequestro preventivo dell’importo di 40.000 € circa corrispondente ai vantaggi usurari conseguiti da eseguirsi, anche per equivalente, sui valori finanziari e sui beni dei quali abbiano comunque la disponibilità. L’indagine ha avuto origine dalla denuncia sporta ad inizio gennaio da un commerciante di auto usate del riminese di origine napoletana, il quale, al fine di avviare la sua attività imprenditoriale, nel febbraio 2018 aveva chiesto ed ottenuto da una persona di sua conoscenza (individuato poi nel napoletano del ’79) un primo prestito di 8000 €. In virtù di quest’accordo, dal marzo 2018 al dicembre 2019 la vittima aveva regolarmente corrisposto all’usuraio la somma mensile di 1200 € a titolo d’interesse.
Nel luglio 2019, a causa di alcune difficoltà economiche, al denunciante era stato elargito un nuovo prestito, questa volta di 30000 €. In quell’occasione, era stato pattuito il pagamento di una cifra mensile di 4000 € a titolo d’interesse, con l’ulteriore clausola di assumere all’interno della propria ditta il cognato dell’usuraio (identificato nel napoletano dell’80) e di corrispondere a quest’ultimo metà dello stipendio (pattuito in 1200 €) e dell’affitto dell’appartamento nel quale avrebbe dovuto abitare. Sin dall’inizio della vicenda, il pagamento degli interessi era stato effettuato mediante ricariche su carte Postepay appositamente indicate dall’usuraio o tramite consegna brevi manu del denaro contante all’usuraio stesso o al cognato, tanto a Rimini quanto a Napoli. Durante le festività natalizie trascorse a Napoli, poi, resosi conto di non poter più far fronte all’ulteriore impegno assunto, la vittima aveva dapprima consegnato 2300 € al fine di guadagnare tempo, per poi evitare ogni tipo di incontro con l’usuraio. È in quel momento che sono iniziate le minacce e le insistenti richieste di restituzione dell’intero capitale. Spaventato da tale atteggiamento, la vittima è ritornata a Rimini in compagnia della sola moglie, mentre i figli sono rimasti a Napoli da alcuni familiari. Agli inizi di gennaio, quindi, l’usuraio è venuto a Rimini al fine di poter incassare la somma richiesta, ma la vittima ha continuato a rimandare ogni incontro e, stanco di quanto subito sino a quel momento, si è recato presso la Squadra Mobile per sporgere denuncia. In sede di denuncia ed a riscontro di quanto dichiarato, il denunciante ha fornito alcune ricevute di ricariche Postepay attestanti i pagamenti effettuati e le chat Whatsapp intercorse sin dall’inizio della vicenda con il suo usuraio.
Sulla base della denuncia e dei primi riscontri effettuati, la 1^ Sezione – Criminalità Organizzata della Squadra Mobile diretta dal Dott. Mattia Falso, sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Luca Bertuzzi, ha intrapreso un’attività tecnica che, unitamente ad alcuni servizi di osservazione effettuati in occasione di un incontro tra usuraio e vittima, ha confermato in pieno la gravità della situazione prospettata da quest’ultima.
Nel corso dell’esecuzione dell’ordinanza restrittiva, uno dei due indagati – il cognato dell’usuraio – è stato rintracciato, lo scorso 15 marzo, al porto di Civitavecchia (RM) di rientro dalla Spagna e condotto in carcere; l’usuraio, invece, è riuscito a sfuggire alla cattura. Dagli accertamenti effettuati, sembra che ciò sia stato possibile grazie all’aiuto di soggetti vicini al clan camorristico SAUTTO - CICCARELLI, egemone nella zona del Parco Verde di Caivano (NA). Le ricerche finalizzate al suo rintraccio, in relazione al quale la Procura della Repubblica di Rimini ha chiesto la dichiarazione dello stato di latitanza, proseguono tutt’ora anche grazie al contributo del Commissariato di P.S. di Scampia della Questura di Napoli.
L’esecuzione del provvedimento restrittivo ha altresì consentito di sottoporre a sequestro preventivo tre auto e due motocicli: una Fiat 500 X; una Renault Clio; una Nissan Micra munita di targa prova riconducibile alla società di proprietà della vittima; un Honda Africa Twin ed un Honda SH intestati a due prestanome del ricercato.