Diciamo basta alle modalità di vendita predatorie: solo così si tutela il commercio di prossimità che rende vive le nostre città. È urgente da parte della Regione un regolamento su outlet, spacci, temporary-store, private-sales che segni un cambio di passo per tutto il Paese”
“Abbiamo sempre pensato che la visione di futuro per città e borghi della nostra Regione fosse indirizzata alla valorizzazione dei negozi di prossimità. Alla tutela delle attività di vicinato – dice il presidente regionale di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giammaria Zanzini - che con le vetrine illuminano le strade e richiamano persone nei centri storici, diventando leve per la socialità, presidiando il territorio e contribuendo al decoro e all’appeal dei centri abitati.
Per questo iniziative come quella che si sta svolgendo a FICO, parco tematico del food di Bologna, ci lasciano basiti e ci fanno capire come ci sia ancora molto da lavorare affinché le città possano rimanere vive, fermando l’emorragia di chiusure delle piccole e micro imprese di commercio del settore moda.
Purtroppo Fico è diventato teatro di una manifestazione che, come recita il ben romanzato claim pubblicitario unisce “l’esperienza food and fashion in un connubio affascinante e irresistibile”. Frase condivisibile, ma sbagliata nei modi, nei luoghi e nei tempi se accostata come in questo caso ad una modalità di vendita che Federazione Moda Italia – Confcommercio contrasta da tempo perché droga il mercato facendo concorrenza sleale ai negozi di vicinato. “Private sale”, “Friend&Family Sale”, “Sample Sale” sono formule proposte per un breve periodo con sconti dal 70% al 90%, in cui devono essere messi in vendita capi di campionario, prototipi, rimanenze di magazzino, pezzi fallati. Ci chiediamo come possa essere veritiera una vendita di questo tipo e chi controlli gli oltre 30mila articoli che la pubblicità sbandiera per attirare clienti. La nostra preoccupazione è che si tratti di un outlet bulimico e vorace, che per 10 giorni pone in sconto a pochi chilometri dai centri storici articoli del nostro settore con la stagione invernale che deve ancora cominciare.
In un contesto di forte crisi, in cui la Camera di Commercio certifica che in Emilia Romagna dal 2012 al 2022 hanno chiuso 6.009 negozi al dettaglio e nel solo 2022 abbiano cessato 1.253 negozi di moda (circa 3 al giorno) incrinando la terza filiera nazionale per valore di export con 7,7mld annui, stigmatizziamo la sinergia creata da FICO e Say Wow. Non è contribuendo ad affossare un altro settore economico che si possono ripianare conti che non tornano nel proprio. Non è aprendo a metodologie di vendita predatorie su un altro settore che si ottiene la riscossa rispetto ad obiettivi non raggiunti. Per unire food&fashion in un grande evento, sarebbe stato interessante coinvolgere negozi e brand regionali, dando la possibilità di mostrare le nuove collezioni e creando davvero un’esperienza emozionale del Made in Italy.
Il commercio di moda al dettaglio va sostenuto e in primis ha bisogno di regole valide per tutti. Per questo continuiamo a chiedere con forza alla Regione una normativa su outlet, spacci, temporary-store, private-sales che ponga al pari tutte le imprese che operano nello stesso mercato. Potrebbe essere una grande opportunità, l’abbrivio di un cambio di passo dell’intero Paese. In un momento come questo in cui l’inflazione è alle stelle, i rincari svuotano le tasche alle famiglie e le nostre imprese subiscono la stretta del credito, è urgente che le istituzioni e tutta la filiera moda diano vita a quel patto che chiediamo da tempo per ridare slancio all’anello fondamentale della catena: il negozio di prossimità. Rinnoviamo a tutti i partecipanti al Tavolo regionale della Moda l’invito ad un dialogo franco e costruttivo, esortando gli assessori Colla e Corsini a ragionare sulla situazione del commercio di prossimità e sulle azioni in grado di salvaguardarlo, partendo appunto dalla regolamentazione di queste tipologie di vendita predatorie”.