Sono più di dieci le strutture già visionate negli ultimi mesi, altri cinque lo saranno nelle prossime settimane. Si va da alberghi od ex hotel non più in uso ai residence, fino a strutture che potrebbero essere, con il cambio di destinazione d’uso - previsto nelle dalle linee guida di indirizzo per l’attuazione del Rue (Regolamento urbano edilizio), proposte e approvate in agosto dal Consiglio Comunale - trasformate in studentati. L’obbiettivo è quello di aggiungere all’attuale dotazione di circa 200 posti letto, nuove soluzioni in grado di implementare il potenziale del Campus universitario di Rimini.
Il fabbisogno di alloggi per studenti – ma anche per gli specializzandi che lavorano in ospedale o i dottorandi - rappresenta infatti, in tutta Italia così come in tutte le sedi regionali di Campus, una delle urgenze principali. E’ un tema dunque che, seppur in proporzioni diverse tocca anche Rimini, che si sta consolidando come polo universitario con un sempre maggior numero di ragazze e ragazzi che arrivano dall’Italia e dall’estero per frequentare i corsi ospitati dalla nostra sede e dove la ricerca di alloggio si scontra anche con il tema degli affitti turistici. E proprio dal turismo, ma non solo, siamo partiti per cercare una risposta, incrociando il percorso di riqualificazione delle strutture ricettive oggi in disuso su cui questa Amministrazione è fortemente impegnata fin dal suo insediamento.
L’ultimo sopralluogo riguardava proprio una di queste strutture alberghiere. Le segnalazioni non mancano ma spesso le condizioni attuali o le planimetrie non offrono quelle condizioni di metrature, sicurezza e servizi minimi indispensabili per gli attuali bisogni. Si tratta di un lavoro di ricerca quotidiano ma che deve fare i conti con risorse limitate e con scarsi aiuti dal Governo. Senza maggiori investimenti strutturali nei fondi dell’abitare e del diritto allo studio, anche il lavoro di rete locale messo in campo insieme ad Unirimini, rischia di rimanere in sospeso.
Non esistono solo parametri tecnici; anche l’utilità del progetto, intesa come la convenienza per la “comunità” di riferimento, comprensiva del numero di studenti fuori sede, e la sostenibilità nel tempo e nelle successive fasi di gestione ed attuazione, sono sotto la lente di ingrandimento. Non si tratta ‘solo’ di aumentare la quantità dei posti disponibili ma di migliorarne la qualità in un’ottica di integrazione urbana e ambientale, oltre che di garantire sostenibilità economica e gestionale nel tempo.