Percorrendo nel centro storico via D’Azeglio, superato l’Istituto Maccolini e svoltando a sinistra per scendere le scalette che portano verso la circonvallazione non si può non notare il vecchio portale dello Sferisterio di Rimini, antica struttura sportiva della città, dove intere generazioni di giovani e meno giovani a partire dai primi decenni dell’800 andavano ad assistere alle partite e divertirsi, e che ancora resiste nel ricordo di tanti arzilli riminesi, tra cui mio padre Mario classe 1927. Le sue condizioni attuali, documentate dalla foto di questi giorni d’apertura, denunciano tutta l’incuria in cui giace lo storico manufatto riminese, sovrastato dai rampicanti e violentato da armadietti di ogni sorta. Ritorno quindi volentieri a parlarne, nell’intento di suscitare attenzione.
Due brevi note storiche, a questo punto, sono doverose.
Fonti autorevoli narrano che la realizzazione dello Sferisterio di Rimini, iniziata il 16 ottobre del 1815, terminò nel giugno 1816 (inaugurazione il giorno 24), riscuotendo ovunque un grande interesse da parte della cittadinanza. Fino ad allora a Rimini, questo ed altri tipi di intrattenimenti, si erano svolti nella piazza della Fontana del centro storico con conseguente impegno dell’amministrazione comunale che doveva, di volta in volta, anche far fronte alle spese di pulizia dei luoghi e a qualche danno. Divenne quindi necessario individuare un’area adeguata dove poter effettuare tale attività: la scelta ricadde su di un luogo limitrofo alla Rocca malatestiana dietro l’ex Cattedrale di Santa Colomba e quindi facilmente accessibile a tutti.
Dai resoconti delle vicende riminesi si attesta che la realizzazione della struttura sportiva fu affidata al capomastro riminese Giovanni Morolli su disegno del ravennate Guido Romiti ingegnere distrettuale, mentre all’allora capitano della guardia urbana Angelo Antimi, riminese d’adozione e nativo di Macerata, andò il merito di sostenere e promuovere il progetto, l’incasso dei fondi e l’assistenza complessiva. Una commissione voluta dal gonfaloniere Conte Gaetano Gaspare Battaglini, che ne curò l’inaugurazione, e presieduta dallo stesso volenteroso Antimi, si adoperò per la raccolta delle donazioni dei cittadini. Il Comune partecipò con 100 scudi e la completa realizzazione dello sferisterio richiese una spesa di 1.418 scudi complessivi.
Caratteristico il grande muro verso l’attuale circonvallazione alto ben 14 metri e irrobustito da contrafforti ben visibile nelle fotografie. L’area interna misurava circa novanta metri di lunghezza per sedici di larghezza e fu teatro di epiche gare con squadre avversarie del territorio, come quella di Santarcangelo, tra le più forti e agguerrite, con cui spesso avvenivano accesi scontri anche fuori campo.
All’inizio del secolo scorso, lo Sferisterio venne utilizzato anche per comizi, spettacoli, feste pubbliche e incontri. Nel secondo dopoguerra, venuta a meno la sua primaria funzione, lo sferisterio venne purtroppo demolito nel 1963 per far spazio all’attuale edificio dell’AUSL e ad un asilo comunale, privando così la città di un formidabile pezzo della sua storia sportiva. Ho rintracciato tempo addietro negli archivi della Biblioteca Civica Gambalunga alcune foto che, con il fascino del bianco e nero, ne evidenziano la struttura e le ho confrontate con le mie, prese dalla stessa angolazione. Queste vecchie immagini aprono un varco spazio temporale sulla Rimini di un tempo andato, suscitano emozione e stimolano la curiosità: di particolare interesse quella con vista aerea della zona che pone in evidenza, oltre allo Sferisterio, anche il fossato della Rocca malatestiana, il teatro e l’area del centro storico.
Lascio al lettore ogni commento sullo stato attuale dell’antico portale. Penso che non sarebbe impossibile restaurare questo storico ingresso, ripulirlo e consolidarlo, spostando i vari armadietti che lo appesantiscono e ricollocando una copia dell’antico stemma in pietra che lo abbelliva, vergognosamente “sparito" nei decenni scorsi. Una bella targa descrittiva con foto che ne ripercorra le vicende farebbe poi sicuramente felici i tanti riminesi che ancora ricordano le giornate allo sferisterio e i giovani cultori della storia riminese, sempre più numerosi. Interventi questi ultimi di facile realizzazione. Si dice infatti che non vi sia futuro senza memoria: in questo caso basterebbe davvero poco per tutelarla e ridare dignità ad un manufatto caro alla città che mai, come in questo periodo, vede una crescente attenzione al recupero della sua storia.
Davide Collini
(Foto Davide Collini e Archivio fotografico Biblioteca Civica Gambalunga)