Galleria Zamagni inaugura sabato 5 ottobre dalle 17 la stagione dell’arte con IL PERTURBANTE, prima personale dell’artista Edoardo Cialfi a cura di Chiara Canali. L’esposizione ha il patrocinio del Comune di Rimini. Un titolo intenso che si ricollega a una riflessione molto significativa di Sigmund Freud, pubblicata a inizio Novecento, inerente il fenomeno del “perturbante”. Freud lo definisce come “quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare” ma per cui “per cosi dire non ci si raccapezza”. Dunque, il fenomeno del perturbante si può verificare se la realtà o l’ambiente di partenza, avvertito inizialmente come quotidiano, familiare, in un secondo momento causa nell’individuo un senso di impotenza, di turbamento o di spaesamento.
Questo sentimento può essere declinato per descrivere le emozioni che si provano di fronte alle opere pittoriche realizzate da Edoardo Cialfi. Originario dell’Umbria, dove vive e lavora, Cialfi inizia il suo percorso come artista di strada che, armato di sola bomboletta spray, si concentra sulla scrittura del proprio nome. Successivamente approda alla Street Art e, contemporaneamente, completa gli studi accademici alla LABA di Firenze e all’Accademia di Belle Arti di Verona. Nel 2012, a causa di problemi con le autorità, decide di spostare la propria ricerca dai muri esterni a supporti più tradizionali, come tela, tavola o cartone e dal 2017 si concentra sul genere del paesaggio, pur mantenendo fede alla tecnica pittorica a spray.
In mostra alla Galleria Zamagni di Rimini una trentina di opere, interamente realizzate a spray su tela, suddivise in cinque sezioni tematiche: le Nebbie, che combinano orizzonti bassi, prospettive centrali e alture a rilievo, in una sorta di teatralità dell’anima: la nebbia, così come la materia densa del colore a spray che la costruisce, si infiltra nei pertugi della terra e del cielo, in un’armonia morbida e crepuscolare. Le Tempeste, motivo declinato in turbinose atmosfere nelle quali è protagonista un magnifico cielo tormentato, solcato da nubi grigiastre che volgono al cinereo. I Cieli e Nuvole, dove il cromatismo unificato e attenuato del cielo, rotto dai ritagli impalpabili delle nubi che disegnano sagome fantasmagoriche sopra la terra, evoca un concetto di irrealtà. Le Albe e Tramonti, in cui l’ora squisita del tramonto non rappresenta più unicamente un momento di sensualità malinconica ma diventa qui l’istante sacro di una meditazione che unisce la natura e lo spirito e riesce a dare alla pittura stessa una forte densità emotiva.
Infine i Paesaggi lacustri nei quali Cialfi dipinge il cielo e il lago con campiture di colore e sfumature in dissolvenza catturando più che l’apparenza del luogo, il senso della realtà (o irrealtà) che ci sfugge.
Soggetto privilegiato della indagine espressiva di Cialfi è la terra dell'Umbria, dalla seconda metà dell’Ottocento una delle mete privilegiate del Grand Tour in Italia e spesso dipinta dagli artisti europei, soprattutto francesi. La ricerca dell’artista si inserisce, senza soluzione di continuità, in questo filone di analisi del genere del paesaggio (umbro) e, al tempo stesso, intuisce e sviluppa un nuovo rapporto uomo-natura, che va oltre le categorie estetiche del sublime e del pittoresco indagate nel XIX secolo, per soffermarsi invece sul sentimento del “perturbante” quale carattere tipico della post-modernità.
Come afferma la curatrice Chiara Canali: “Con Cialfi il paesaggio assume nuove connotazioni oltre a quelle familiari dell’Umbria verde, si carica di significati estetici e simbolici, produce nell'individuo che lo osserva un senso di inquietudine e di spaesamento, in quanto tutte le certezze che lo caratterizzavano vengono eclissate dalla sua particolare stesura espressiva”.
La sua originale tecnica ad aerosol, che unisce costruzione precisa delle forme, libertà del tratto, sintesi additiva dei colori, trasforma ogni veduta paesaggistica in una visione misteriosa e metafisica. Questa atmosfera onirica è ricreata attraverso progressive velature di colore a spray e sapienti dosaggi del flusso del colore attraverso i tappini (caps) delle bombolette – ne esistono in commercio oltre venti differenti modelli che gli consentono di modulare virtuosisticamente la grandezza della linea –, rifiutando qualsiasi aggiustamento successivo con il pennello.
In questo modo i suoi paesaggi umbri presentano toni dolcemente ovattati e campiture armoniosamente sovrapposte, come in una stratificazione geologica. La morbidezza vellutata delle superfici e la linearità soffice delle forme contribuiscono al potere evocativo di queste visioni, con le quali l’artista tende a una sintesi provvista di un senso profondo.
La mostra, accompagnata dal catalogo a colori di 96 pp, edito da NFC Edizioni e con testo critico di Chiara Canali, sarà visitabile dal 5 ottobre al 10 novembre 2024, dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20. Domenica aperta su appuntamento.