Entrano ufficialmente a far parte del percorso museale permanente del Museo della Città due preziosi dipinti della fine del Settecento del pittore di origini riminesi Francesco Albèri. Le opere appartengono al periodo giovanile dell’artista e possono considerarsi tra le più antiche conosciute, databili entrambe al 1788.
Sono acquisite grazie alla donazione di Bianca e Matteo Mattei Gentili, in memoria dei genitori Goffredo e Giovanna Mattei Gentili.
Sabato 25 novembre, alle ore 16 al Museo della Città, Pier Giorgio Pasini racconta le due opere di Francesco Albèri (1765-1836) giunte in dono grazie alla famiglia Mattei Gentili.
I due dipinti, ritenuti di “dichiarato interesse storico artistico” (ai sensi dell’art. 12 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio), andranno ad accrescere il valore storico e culturale del Museo della Città, e, in particolare, contribuiranno sensibilmente a completare la sezione del Settecento e primo Ottocento, colmando l’assenza di opere di questo artista, assai noto ai suoi tempi anche per essere stato trattatista e docente di pittura di figura all’Accademia Clementina di Bologna.
Sarà Pier Giorgio Pasini a sottolineare l’importante donazione e a presentare le opere. Si deve infatti al grande studioso riminese, nel lontano 1979, la segnalazione della presenza in collezione privata in occasione dell’esposizione L’arte del Settecento emiliano curata da Andrea Emiliani a Bologna tenutasi al Palazzo del Podestà e del Re Enzo. Introduce il Direttore del Museo, Giovanni Sassu.
La mansuetudine e La prodigalità sono due grandi tele dipinte ad olio e sono testimonianza dell’influenza dell’ambiente accademico romano sul giovane Albèri che, proveniente dalla Romagna e da influssi ancora legati all’Arcadia, riceve un’educazione in direzione di un classicismo raffaellesco, informato su pittori importanti come Mengs e Batoni.
Chi era Francesco Albèri
Francesco Albèri nacque a Rimini il 3 marzo 1765. Dell’artista viene soprattutto ricordata la sua ininterrotta attività di docente di pittura all’Accademia Clementina di Bologna, dal 1810 sino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1836. Alla Cattedra di pittura gli subentrò tre anni dopo il figlio Clemente (Bologna, 1803 -1864) del quale il Museo della Città espone già tre dipinti, tra cui il noto Paolo e Francesca sorpresi da Giangiotto.
Grazie ad una borsa di studio Francesco Albèri si trasferì a Roma nel 1784, allievo di Domenico Corvi all'Accademia di San Luca, dove venne influenzato dal classicismo raffaellesco. Recatosi a Londra per perfezionarsi, vi rimase fino al 1790, anno in cui fece ritorno a Rimini. Nel 1802 prese parte al concorso napoleonico indetto dal Comune di Milano. In seguito, fece sua la maniera di Jacques-Louis David, il “pittore ufficiale” prima della Repubblica francese, poi di Napoleone. Nel 1806 affrescò l'arcivescovado a Padova, realizzò poi una pala d'altare nella chiesa di Santa Maria a Forlì.
A Rimini decorò le dimore nobiliari Battaglini, Garampi, Spina e Galganelli. Si dedicò principalmente alla pittura storico-classica, al ritratto, alla decorazione ed all'affresco. Nel 1799 insegnò disegno a Rimini. Divenuto membro onorario dell'Accademia di San Luca, nel 1821 fece dono del dipinto Titano fulminato da Giove (Roma, Accademia di San Luca). Dal 1804 si trasferì a Bologna, ottenendo la cattedra di pittura figurativa nell'Accademia fino 1806 e dal 1810 fino alla morte, avvenuta in questa città, il 24 gennaio 1836. Autore di diverse valutazioni sull’arte del suo tempo, è celebre anche peri due trattati: Discorso sul disegno (1810) e Teorie dell’arte pittorica (1833).
Pier Giorgio Pasini racconta Francesco Albèri e le opere donate al Museo dalla famiglia Mattei Gentili
Sabato 25 novembre 2023, ore 16
Museo della Città “Luigi Tonini”
Via L. Tonini 1 - Rimini
Ingresso libero
Info: www.museicomunalirimini.it