Grande successo per il professor Giovanni Lombardini con “The Ring of Rhymes” mostra inedita allestita a Milano. La PoliArt Contemporary presenta fino al 13 aprile, la personale dedicata al celebre ciclo delle Rime. Trenta opere, tutte di piccolo formato (cm 30X30) che disegnano un grande anello attraverso le pareti della galleria, trattenendo i visitatori all’interno di una specie di poetico incantesimo. Colori sgargianti, materiali inconsueti, soluzioni visive che tracciano esperienze inedite: tutto questo è Giovanni Lombardini, artista originario di Coriano che presenta le sue Rime visive in cui i colori trovano spazio in un susseguirsi di linee e motivi capaci di illuminare gli spazi e creare emozioni.
Lombardini è un grande viaggiatore virtuale, per quanto una simile affermazione potrebbe apparire paradossale, poiché, nella realtà, l’artista non si è in pratica mai mosso dalle verdi colline della Romagna: è un viaggiatore dello sguardo, dall’alto, rivolto a est, lontano, fin dove gli incomparabili cielo e mare si fondono in un barbaglio.
Il successo di visitatori è la preziosa cornice a questa incantevole e deliziosa mostra dai cromatismi seducenti.
Lombardini amplifica a dismisura quello spazio vitale: in un gioco complesso di potenza visiva e di segreti specchi e rimandi, lo trasforma nel misterioso luogo della profondità delle opere, cui finalmente si ha accesso. Basta scegliere un punto fermo su cui ruotare, un centro possibile – o forse sarebbe meglio dire un de-centro -, per compiere un viaggio nell’immagine di se stessi riflessa senza fine nel colore e nella luces. The Ring of Rhymes è soprattutto questo: un viaggio all’interno di un incantesimo, in cui l’arte ci restituisce uguali e diversi.
Le Rime variabili di questo Ring of Rhymes sono anche musicali, sono melodie di timbri (la musicale klangfarbenmelodie di schoenberghiana memoria): il colore rutilante sgorga dalla verticale mediana del quadro, e di rima in rima si dipana ogni opera intera, in un’esondazione inarrestabile che arrotonda i bordi e va, fino ad abitare la parete. Tuttavia, questa forza del colore, resa lucidissima dall’acrilico trasparente, d’improvviso svela il segreto della realtà circostante, è lo specchio, e a noi, quasi regnanti di fronte allo sguardo di Velasquez, la caducità del nostro esserci, riflesso tra le rime. Questa è l’ambiguità di ciò che si riempie svuotandosi, il viaggio in cui partenza e ritorno coincidono, a mezza via, nel “de-centro” di The Ring of Rhymes,tra la potenza cromatica che invade lo spazio e il potere della luce che, indefinitamente riflessa, ci accoglie nel miracolo di questo luogo.