L’Associazione ITACA di Rimini, in collaborazione con il Centro didattico di psicoanalisi e psicodramma analitico SIPsA di Roma, con Rete per la pace – Rimini, con la Biblioteca Comunale Antonio Baldini, e con Fo.Cu.S. - Fondazione Culture Santarcangelo, presenta la XXIII edizione della rassegna di cineforum ispirata al rapporto tra cinema e psicoanalisi, quest’anno rivolta alle profonde riflessioni che l’arte cinematografica ha dedicato al tema della guerra. Perché la guerra?, pubblicato nel 1933, è il titolo del carteggio tra Albert Einstein e Sigmund Freud sull’origine della guerra e dell'aggressività come componenti costitutivi della natura umana. Ciò che sottolineava Freud, invitato da Einstein a confrontarsi con lui sulla fatalità della guerra, era l’effettiva impossibilità di contrastare il fattore pulsionale tendente alla distruzione e all’autodistruzione: «L’ideale sarebbe naturalmente una comunità umana che avesse assoggettato la sua vita pulsionale alla dittatura della ragione». Nondimeno, per il padre della psicoanalisi, occorre impegnarsi nella creazione di legami emotivi di solidarietà tra gli uomini, deviando e sublimando le inclinazioni aggressive per impedirne la deflagrazione. Benché i due scienziati concordassero sull’enorme difficoltà di eliminare la guerra dall’orizzonte umano, entrambi avvertivano la necessità di non arrendersi all’ineluttabilità del male. Dal pluripremiato Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola, liberamente ispirato al romanzo di Conrad, Cuore di tenebra, sublime rappresentazione dell’eterno dilemma morale della lotta tra il bene e il male, tra la ragione e la follia, in un Vietnam devastato dalla furia bellica e dalla volontà di dominio dell’Occidente, al ruvido e claustrofobico Lebanon (2009) di Samuel Maoz, che descrive il conflitto arabo-israeliano visto attraverso lo sguardo smarrito e angosciato dell’equipaggio di un carro armato. Da No Man’s Land (2001) – per la regia di Danis Tanović, che ha ottenuto i premi Oscar e Golden Globe come miglior film straniero –, pellicola di forte impatto emotivo ambientata durante la guerra serbo-bosniaca, al capolavoro della Nouvelle Vague francese, Hiroshima Mon Amour (1959), diretto da Alain Resnais e scritto da Marguerite Duras, dolente viaggio nella memoria collettiva di un popolo che ha vissuto l’estrema esperienza del bombardamento atomico
Quattro incontri di riflessione su alcune delle più potenti metafore visive e narrative che l’arte cinematografica ha dedicato al tema della guerra.