Dal 3 agosto e fino al 20 ottobre il Palazzo del Fulgor ospita una straordinaria mostra dedicata al pittore di Santarcangelo che ha raccontato con le sue immagini le storie, i luoghi e le genti della sua Romagna
Pino Boschetti – Dipingere in dialetto
3 agosto – 20 ottobre
Inaugurazione 3 agosto ore 18,30 alla presenza delle autorità, dei curatori e dei famigliari dell’artista
Fellini Museum – Palazzo del Fulgor
Piazzetta San Martino, Rimini
Un poeta delle immagini che ha saputo catturare l'essenza della vita quotidiana della nostra terra, fermare atteggiamenti, movenze, dettagli di strade e crocicchi, dargli voce e colore trasformandoli in opere d’arte. Inaugura il 3 agosto (alle ore 18 nella sede del Palazzo del Fulgor – Fellini Museum, alla presenza delle autorità, dei curatori e dei famigliari dell’artista) la mostra “Pino Boschetti. Dipingere in dialetto”, una monografica dedicata al pittore santarcangiolese che, con la sua pittura, ha immortalato momenti di vita e paesaggi che sono parte integrante del patrimonio emotivo e identitario della Romagna. La personale antologica di Boschetti, autodidatta e osservatore acuto della vita quotidiana del suo paese, ci conduce, attraverso 92 quadri ad olio e 30 disegni preparatori molti dei quali mai visti prima, in un viaggio visivo che racconta la ricchezza della vita di ogni giorno facendo emergere una poetica fatta di dettagli che ritrae monumenti, palazzi, angoli, tratti di mura, torrioni, acciottolato, capace di restituirne lo spirito, la vivacità. Un artista che della sua gente ha fermato atteggiamenti, movenze e di cui ha trasmesso anima, sentimenti, colori, pensieri.
La sua arte, profondamente radicata nella cultura locale, trova idealmente risonanza nella poetica della “Scuola di poesia santarcangiolese” come è stata definita dai linguisti del Novecento la schiera di poeti e scrittori che ha lasciato un segno nella letteratura del secolo scorso: Tonino Guerra, Nino Pedretti, Raffaello “Lello”Baldini, Gianni Fucci, Rina Macrelli, Flavio Nicolini, Giuliana Rocchi. Un racconto che al posto delle parole usa le immagini con la potenza narrativa della poesia dialettale, dotata di universalità e bellezza. Le opere esposte saranno accompagnate da proiezioni e attività performative che arricchiscono l’esperienza visiva, creando un dialogo tra immagini e parole. In questo percorso, le poesie di autori come Baldini, Guerra e Pedretti, lette da Annalisa Teodorani, offrono una dimensione "altra" che amplifica l’intensità emotiva delle tele di Boschetti.
La scelta del Palazzo del Fulgor come sede della mostra non è casuale: questo luogo, intriso della magia cinematografica di Fellini, celebra l’arte della narrazione visiva e ci permette di immergerci nel mondo di questo poeta delle immagini, meraviglioso narratore di storie.
L’esposizione, promossa dai musei del Comune di Rimini con il contributo della Regione Emilia Romagna e la collaborazione del Comune di Santarcangelo, si inserisce all'interno del progetto “Lingue di confine” dedicato all’arte in dialetto, che esplora le profonde connessioni tra la lingua madre e le espressioni artistiche attraverso la poesia, il teatro e la pittura. La mostra è visitabile fino al 20 ottobre negli orari di apertura del palazzo del Fulgor (info: fellinimuseum.it/il-museo).
PINO BOSCHETTI
tratto dal catalogo della mostra a cura di
Rita Giannini, Il poeta
immaginifico di una
Santarcangelo dipinta in
Giuseppe Boschetti, Opere
Con il suo “Il gelataio” del 1977 inizia il suo percorso, ma la definitiva consacrazione arriva con tre grandi pitture (Teatro in piazza, 1978; Fiera di San Martino, 1979; Sera d’estate, 1982) pubblicate come manifesti di benvenuto ai visitatori del Comune di Santarcangelo in occasione delle più importanti manifestazioni culturali della città e quindi divenute note al grande pubblico.
Nato e vissuto nel cuore di Santarcangelo di Romagna, sulla centralissima Piazza Balacchi, è cantore per immagini, artista che ha donato alla sua città ed al suo territorio un’iconografia speciale, quella della sua arte pittorica.
All’ultimo piano di palazzo Nadiani, nel suo studio, rifugio sicuro, spazio dell’incanto e della meraviglia, ha dato vita ad una serie infinita di quadri a olio, in buona parte di grandi dimensioni, dove ha trasfigurato città e territorio grazie al suo sguardo immaginifico che navigava tra ieri e oggi, tra mondo contadino e mondo moderno, tra passato e presente, tra ricordo e immaginazione.
Ogni giorno, per anni, è sceso in Piazza Ganganelli, a piedi, per raggiungere il Municipio dove ha lavorato fino alla pensione. Poi, dopo il lavoro e gli impegni dell’amata famiglia, ogni ora libera era dedicata al disegno e alla pittura.
Non ha frequentato una scuola d’arte, cosa che non gli ha impedito, però, di approfondire le materie amate come disegno e storia dell’arte. Alla domanda sulle motivazioni che lo avevano spinto a non frequentare una scuola d’arte, viste le sue doti innate, rispondeva che il padre, riconoscendole e apprezzandole, glielo aveva proposto, ma lui aveva declinato.
Restio a esporre, ha partecipato ad alcune esposizioni nazionali che gli sono valse premi importanti, come la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica al Premio Nazionale delle Arti Naives di Luzzara, entrando a far parte della grande famiglia dei pittori naif.
Allo stesso modo restio anche a lasciare andare le sue opere temporaneamente, totale ed inflessibile è stato il suo diniego alla vendita.
Dipingere era per Boschetti una gioia personale.