Domenica 6 settembre all’alba si è svolta a Rimini, nella spiaggia libera delle ex-colonia Bolognese, la performance “Requiem per un sudario vuoto”dell’artista Giulietta Gheller. Si è trattato di un tempo sospeso (in realtà circa un’ora, ma per chi ha assistito è stato un periodo indefinito e inafferrabile) di grande commozione, durante il quale una statua a grandezza naturale, rappresentante una giovane donna africana, in piedi, nuda e realizzata per l’occasione dall’artista in argilla essiccata, è stata coricata su un piano galleggiante e accompagnata in mare. A pochi metri dalla riva e con l’accompagnamento sonoro delle campane tibetane di Francesca Qoya, è stata calata in acqua. Poiché l’argilla si scioglie nell’acqua, non appena la statua si è adagiata sul fondale ha iniziato a dissolversi, fino a lasciare di sé soltanto un sudario vuoto che l’artista ha riportato a riva.
“E’ la rappresentazione di una Perdita: si perde per sempre un’opera d’arte, si sente la nostra realtà un po’ bucata. E’ l’esperienza di un granello di quella sofferenza che si prova pensando alla scomparsa delle tante persone che annegano nelle traversate del Mediterraneo, ancora più insopportabile se pensiamo che il soccorso è alla nostra portata. Volgiamo lo sguardo altrove, per non vedere. Questa performance chiede agli occhi di stare aperti ed assistere ( letteralmente ad-sistere,“stare accanto”) alla dissoluzione di qualcosa di bello, chiede di non distoglierli da una realtà che si svolge con incredibile crudezza, che si preferirebbe evitare ma che invece, se trattenuta nella sua gravità, può orientare le nostre coscienze”.