Il comparto manifatturiero della provincia di Rimini vive un momento di forte criticità, specchio di un sistema economico globale che fatica a riprendersi dagli effetti dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente, dal rallentamento del commercio mondiale e dall’impennata della spesa energetica. La provincia, da sempre terra di artigiani e piccole imprese, è oggi chiamata a reinventarsi per non soccombere a dinamiche recessive che sembrano aver colpito l’intero sistema produttivo italiano ed europeo.
I numeri della crisi
Secondo i dati forniti dalla Camera di Commercio, al 30 giugno 2024 si contano 2.423 imprese attive nel settore manifatturiero in provincia di Rimini, un calo dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2023. A questa contrazione numerica si affianca una riduzione della produzione industriale del 2% nel secondo trimestre del 2024 rispetto all’anno precedente. I fatturati e gli ordini esteri rispecchiano il trend negativo: rispettivamente -11,9% e -10,7% nei primi tre mesi del 2024 rispetto al 2023. Alcuni comparti soffrono più di altri: l’abbigliamento e gli accessori registrano una diminuzione del 9,6%, il settore del legno e mobili perde il 2,7% e la produzione di macchinari scende del 5,7%. Unica eccezione positiva è il comparto chimica e plastica, con un incremento del 5,8%, che rappresenta un segnale di resilienza in un panorama altrimenti preoccupante.
Il dramma occupazionale
Gli effetti sull’occupazione sono drammatici. Nei primi nove mesi del 2024, le ore di Cassa Integrazione richieste dalle aziende riminesi sono aumentate dell’81,9%, passando da 2.832.642 a 5.151.279 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo dato evidenzia un sistema produttivo che fatica a mantenere i livelli occupazionali, con conseguenze sociali che potrebbero presto diventare esplosive.
Le cause: da globali a locali
La provincia di Rimini risente delle dinamiche globali, come il rallentamento dell’economia tedesca, partner commerciale chiave per l’Italia e della mancanza di una politica industriale chiara a livello nazionale. L’austerità imposta dal Piano Strutturale di Bilancio dell’Unione Europea penalizza investimenti strategici e limita le risorse disponibili per sostenere la ripresa. In parallelo, la concentrazione di risorse pubbliche sulla spesa militare (35 miliardi di euro previsti entro il 2039) sottrae spazio a settori vitali come innovazione e transizione energetica. A livello locale è necessario affrontare il tema della diversificazione dell’economia, che non può reggersi sulla monocoltura di un’economia terziaria che da sola non può dare tutte le risposte necessarie in termini di occupazione e valore aggiunto.
Nel Piano del lavoro CGIL Rimini le strategie per il rilancio
Nonostante il quadro desolante, esistono strumenti e proposte per invertire la tendenza, CGIL Rimini li ha da poco elaborati nel proprio documento strategico “Piano del Lavoro 2024”. Il Patto per il Lavoro e per il Clima regionale, sottoscritto nel 2020, offre una visione integrata dello sviluppo sostenibile nelle sue componenti ambientale, sociale ed economica. Una serie di misure che potrebbero rappresentare una svolta per il manifatturiero a partire dalla transizione ecologica delle imprese: orientare gli investimenti verso energie rinnovabili e processi produttivi a basso impatto ambientale. La riconversione delle filiere produttive deve essere accompagnata da percorsi di formazione per garantire l’occupabilità. In tema di ricerca e innovazione bisogna concentrare le risorse su settori strategici come l’idrogeno, l’energia elettrica e la chimica verde, promuovendo tecnologie che possano rafforzare la competitività del territorio.
CGIL Rimini è a disposizione per un confronto e per una contrattazione collettiva innovativa, sperimentando nuove forme di riduzione dell’orario lavorativo per salvaguardare i posti di lavoro disponibili e rilanciare l’occupazione.
Bisogna infine realizzare piani di prevenzione del dissesto idrogeologico e di difesa della costa, essenziali per preservare le attività produttive e turistiche; il tutto in un quadro di economia circolare e di cooperazione creando distretti produttivi che uniscano aziende di diverse filiere, migliorando la capacità di innovare e affrontare i mercati globali.
Un futuro possibile
Rimini, con il suo tessuto di piccole e medie imprese, ha la possibilità di affrontare le sfide attuali con un approccio sistemico e partecipativo. L’adozione di politiche che coniughino sostenibilità ambientale, coesione sociale e crescita economica potrebbe rappresentare un modello replicabile in altre realtà italiane.
Il Tavolo permanente per le crisi, di prossimo avvio, deve istituzionalizzare uno spazio di dialogo tra organizzazioni sindacali e imprese per anticipare e gestire le difficoltà, evitando che si trasformino in emergenze sociali. Su questi temi serve forte anche la voce delle associazioni di categoria dell’industria e dell’artigianato che, in merito alla crisi strisciante della manifattura che denunciamo da mesi, non sembrano aver espresso una loro visione locale. Il Tavolo permanente può essere l’occasione per avviare una stagione di confronto proficuo per l’intero sistema economico.