Presentata l’ottava edizione dello studio “Imprese e Città – Demografia d’impresa nelle città italiane” elaborato dall’Ufficio Studi Confcommercio
Dal 2012 ad oggi l’Italia perde 100.000 negozi di commercio al dettaglio e 16.000 ambulanti
A Rimini crolla il commercio di prossimità sia nelle zone più centrali (-14%), sia in quelle più esterne (-12%)
Scendono di circa il 10% anche i servizi di alloggio
Nel post-pandemia a Rimini bene i ristoranti in zona centrale (+13,8), mentre calano i bar:-12%
Il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino: “La crescita delle attività di ristorazione non compensa le riduzioni del commercio. L’entità del fenomeno desta preoccupazione, anche perché la modificazione del tessuto commerciale confina con il rischio di desertificazione cittadina”
Lo studio “Imprese e Città – Demografia d’impresa nelle città italiane”, giunto all’ottava edizione, anche quest’anno non lascia spazio a dubbi. L’analisi annuale dell’Ufficio Studi Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio “Tagliacarne” sancisce una volta di più la crisi del commercio al dettaglio di prossimità.
A livello nazionale tra il 2012 e il 2022 sono sparite, complessivamente, più di 99.000 attività di commercio al dettaglio e 16.000 imprese di commercio ambulante; sono invece in crescita alberghi, bar e ristoranti (+10.275). Nello stesso periodo, è cresciuta in Italia la presenza straniera nel commercio, sia come numero di imprese (+44.000), sia come occupati (+107.000) mentre si riducono le attività e gli occupati italiani (rispettivamente -138.000 e -148.000).
Il Comune di Rimini rientra tra le 120 città medio-grandi prese in analisi e viene suddiviso, in base al codice di avviamento postale, in aree cittadine più centrali e meno centrali. Sul nostro territorio per quanto riguarda il commercio al dettaglio in generale, la curva è nettamente al ribasso: 811 le imprese attive nell’area centrale nel 2012, 697 dieci anni dopo (-14%); quelle nelle zone meno centrali erano 1.309 dieci anni fa, scese a 1.143 nel 2022 (-12%).
I settori che sul nostro territorio risentono maggiormente delle crisi in atto sono principalmente quello dei distributori di carburante, passati in dieci anni da 12 a 4 nelle zone centrali (-66%) e da 35 a 24 nelle zone più periferiche (-31,5%) e gli esercizi commerciali di prodotti specializzati(abbigliamento, calzature e pelletterie, cosmetici e profumeria, fiori e piante, alimenti per animali, gioiellerie, mobili per ufficio, negozi di ottica e fotografia e altri prodotti non alimentari), che hanno subito un calo attorno al 25% sia analizzando quelli ubicati nelle aree centrali (passati in valore assoluto da 384 a 286), che quelli con sede meno centrale (da 413 del 2012 a 310 del 2022).
Pesante anche il calo degli esercizi specializzati che commercializzano articoli culturali e ricreativi quali libri, giornali, registrazioni musicali e video, articoli sportivi, giochi e giocattoli: nel 2012 nelle aree centrali di Rimini erano aperti 58 negozi a fronte dei 53 attuali (-8,6%), mentre nelle zone più esterne c’è stata una vera e propria emorragia: in dieci anni si è passati dai 106 negozi a 67 (-36,8%).
A Rimini non sta particolarmente bene nemmeno il commercio al dettaglio di prodotti ad uso domestico in esercizi specializzati (articoli per la casa, tappeti, ferramenta, mobili, forniture elettriche…) soprattutto per quanto riguarda le aree centrali, dove si è passati dai 48 ai 31 esercizi(-35%), mentre regge meglio la parte non centrale (dai 111 ai 98 ovvero -11,7%).
Tiene saldamente la sua fetta di mercato la grande e media distribuzione (supermercati, ipermercati, gdo) ovvero esercizi non specializzati alimentari e non: nel 2012 erano 42 le strutture nelle aree centrali di Rimini e così rimangono dieci anni dopo, mentre nelle zone più esterne aumentano, passando da 83 a 86 unità.
Uno dei pochi settori del commercio al dettaglio con il segno più è quello delle farmacie: a Rimini sono passate dalle 40 aperte nel 2012 alle 53 attuali, di cui 19 nelle zone centrali e 34 fuori (erano rispettivamente 14 e 26 dieci anni fa). Insieme ad esse salgono anche le “altre forme di vendita al dettaglio” che comprendono e-commerce, porta a porta, corrispondenza e distributori automatici: a Rimini in zona centrale passano da 12 a 20 (+67%), fuori da 42 a 61 (+45%).
Si è invece evidenziata una sorta di riallocazione per quanto riguarda il dettaglio alimentare specializzato (frutta e verdura, carni, pesci, pane, torte e dolciumi, bevande e altri prodotti alimentari) che si sposta dalle zone centrali alle periferie: in centro passa da 92 nel 2012 a 82 dieci anni dopo, mentre gli esercizi collocati fuori dal centro aumentano a 139 rispetto ai 132 di dieci anni fa.
Stessa situazione si registra per le tabaccherie (dieci anni fa erano 40 nelle zone più centrali, ora 38; 78 nelle zone periferiche, ora 82), per il commercio ambulante che in questo decennio si è spostato nelle zone più centrali (da 96 a 107 unità) calando però nelle aree meno centrali (da 261 a 223 unità) e per i negozi specializzati di apparecchiature informatiche e telecomunicazioni, ma a parti invertite: quelli ubicati nelle aree centrali ora sono 15 a fronte di 13 esercizi attivi nel 2012, quelli in periferia calano a 19 rispetto ai 21 di dieci anni fa.
Per quanto riguarda i servizi di alloggio (alberghi, ma anche case vacanze, affittacamere per brevi soggiorni, b&b e residence), si registra un calo molto forte. Nel 2012 nelle zone più centrali di Rimini se ne contavano 315, passati nel 2022 a 284 unità (-9,8%), più in periferia il calo è ancora più netto, passando da 739 a 663 strutture (-10,3%).
Il dato aggregato di bar e ristoranti aperti nel 2012 parlava di 338 unità nelle zone centrali (+3,5%) e 671 nelle zone più esterne di Rimini (-4,5%); oggi sono rispettivamente 350 e 642. Se però si analizza il dato più recente, quello pre-pandemia (riferito al 2019) si nota un calo vistoso dei bar, a fronte di una crescita post-pandemica dei ristoranti. Nel dettaglio, nel 2019 nelle zone centrali di Rimini erano attivi 158 bar che passano a 144 nel 2022 (-8,8%), nelle zone meno centrali si passa dai 283 del 2019 ai 244 del 2022 (-13,8%). Situazione opposta per i ristoranti e altri servizi di ristorazione, che si sono rialzati bene dalla crisi legata al Covid-19. Nel 2019 a Rimini, nelle zone centrali, si contavano 181 ristoranti mentre nel 2022 sono saliti a 206 (+13,8%) mentre calano di poche unità quelli in zona più esterna, che passano da 402 a 398 (-1%).
“La crescita delle attività di ristorazione non compensa le riduzioni del commercio – sottolinea Gianni Indino, presidente di Confcommercio della provincia di Rimini – ma modifica in misura rilevante le caratteristiche dell’offerta della città e dell’economia in generale. Complessivamente la doppia crisi pandemica ed energetica sembra avere enfatizzato i trend di riduzione della densità commerciale già presente prima. L’entità del fenomeno non può che destare preoccupazione, anche perché la modificazione e la riduzione dei livelli di servizio offerti nei negozi di prossimità confina con il rischio di desertificazione commerciale cittadina. Da questo punto di vista continuano i nostri appelli alle amministrazioni affinché continuino a puntare sulla riqualificazione urbana che attiri investimenti e ancora più forti si alzano i nostri richiami all’indirizzo degli istituti di credito che non stanno aiutando il settore del commercio: ottenere risorse è sempre più difficile per mancanza di fiducia. Ci consoliamo con il fermento di nuove aperture nel settore della ristorazione, ma non può essere questa la panacea di tutti i mali”.