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Economia 15:36 | 03/06/2021 - Rimini

Redditi crollati, infortuni sul lavoro al massimo, oltre 8mila posti persi: provincia a picco nel rapporto Ires-Cgil

E’ stato presentato all’Assemblea Generale CGIL Rimini l’annuale Osservatorio sull’Economia e il Lavoro della provincia di Rimini a cura di Giuliano Guietti, Presidente IRES Emilia Romagna. Pesantissime le ricadute su Rimini e la sua provincia.

Le dinamiche demografiche La crisi pandemica del 2020 ha avuto effetti pesanti sulla popolazione riminese, effetti che non sono limitati al prevedibile aumento dei decessi pure particolarmente rilevante e superiore alla media regionale. Gli effetti hanno riguardato anche il blocco dei flussi migratori, sia interni (dalle altre province italiane), sia soprattutto dall’estero. Questo, in aggiunta ad un ulteriore contrazione delle nascite, fa sì che si stimi per il 2020 una riduzione della popolazione residente, come non avveniva da tempo, pari a oltre 1.200 persone (-0,4%). Restano in questo quadro immutate, e continuano anzi ad aggravarsi, le principali criticità più volte richiamate anche nei precedenti rapporti: l’invecchiamento della popolazione, con una progressiva riduzione dei giovani nelle fasce d’età di ingresso nel mercato del lavoro ed un altrettanto costante aumento dei “grandi anziani”, con oltre 75 anni di età che sempre più spesso vivono soli e hanno necessità di particolari forme di cura e di sostegno; la concentrazione sempre maggiore della popolazione nei Comuni della pianura e della costa, con lo spopolamento delle altre aree del territorio.

Il contesto economico e produttivo La provincia di Rimini ha una struttura economica notoriamente centrata sul turismo, nella quale però negli ultimi anni si sono ritagliati uno spazio anche alcuni settori esportatori, a partire dal tessile-abbigliamento e dai macchinari e apparecchiature. La pandemia ha colpito duramente entrambi questi segmenti dell’economia e infatti la caduta del valore aggiunto è stata in questa provincia particolarmente grave e accentuata. Tutti gli indicatori convergono però nel rimarcare che già il 2019 era stato un anno di crescita molto più contenuta rispetto a quella degli anni precedenti.  Nonostante tutto non si è registrato un crollo delle imprese attive, che anzi nei primi mesi del 2021 sono in aumento, specie nel settore dei lavori di costruzione specializzati. Nel settore turistico in particolare, è stato soprattutto il flusso dei turisti dall’estero a venir meno, mentre tutto sommato ha tenuto quello del turismo italiano, specie nei mesi centrali dell’estate e quello diretto alle località balneari o collinari.

Il mercato del lavoro A perdere l’occupazione sono stati in provincia di Rimini oltre 8.000 addetti, prevalentemente donne e prevalentemente occupate nel settore turistico. In qualche caso chi ha perso il lavoro ha continuato a cercarlo, più spesso è stato calamitato nell’ambito dell’inattività. Abbiamo stimato che in assenza degli scudi protettivi la caduta occupazionale avrebbe potuto essere molto più pesante nel 2020 (circa 21.000 occupati in meno) e anche nel 2021 potrebbe interessare altri 5.500 lavoratori.

Infortuni Dal gennaio 2020 al marzo 2021 sono stati ben 1.204 le segnalazioni di infortuni covid sul lavoro, la quota più alta in rapporto agli occupati tra tutte le province dell’Emilia-Romagna. Un aspetto critico che si aggiunge alla particolare incidenza degli infortuni sul lavoro nel settore della sanità e dell’assistenza sociale già registrata nel 2019.

I redditi Dal punto di vista reddituale infine Rimini si colloca all’ultimo posto in regione, sia dal punto di vista delle retribuzioni del lavoro dipendente (con importanti differenziali legati al genere e alle qualifiche professionali), sia da quello dei redditi Irpef dichiarati.  Rimini ha retribuzioni medie più basse di circa il 17,6% rispetto alla media regionale. Anche il reddito risultante dalle dichiarazioni Irpef è molto inferiore a quello medio regionale (-17,2%), ma nonostante questo il ricorso al reddito di cittadinanza o alla pensione di cittadinanza riguardano una percentuale molto contenuta della popolazione (il 2,7%), assai vicina al dato medio regionale (2,6%).