"Inizierà l’8 settembre il processo a carico di due giornalisti accusati di divieto di pubblicazione. A finire sotto processo, al quale è stato dato impulso dal Congresso di Stato (il governo di San Marino) e dalla Banca Centrale, sono i giornalisti Carlo Filippini e Antonio Fabbri, rispettivamente direttore e redattore del quotidiano “L’informazione di San Marino”. L’accusa: avere pubblicato notizie vere, di pubblico interesse, nel pieno rispetto della continenza e pertinenza espositiva. Notizie che, però, evidentemente essendo sgradite a chi detiene il potere, non dovevano essere pubblicate.
Ma l’anomalia più grave di questo processo, che ha il sapore di una pressione intimidatoria verso la libertà di stampa e il diritto di cronaca, è che l’accesso alle informazioni poi pubblicate negli articoli è stato consentito a seguito di ufficiale richiesta da parte del giornalista che, facendo il proprio lavoro, ha chiesto di poter verificare e approfondire le notizie.
I fatti in breve: Nell’aprile del 2019 emerge la notizia di una indagine nei confronti della presidente della Banca Centrale di San Marino (Bcsm), Catia Tomasetti, e di un noto politico italiano, Sandro Gozi, per una consulenza da 10mila euro al mese a favore di quest’ultimo. L’indagine per amministrazione infedele, che ha avuto una notevole risonanza non solo a livello sammarinese ma anche sui media nazionali italiani e internazionali, circa un anno dopo viene archiviata. La Banca Centrale invia un comunicato stampa nel quale dà notizia della archiviazione, senza renderne note le motivazioni. Il giornalista decide allora di approfondire le motivazioni dell’archiviazione del caso che aveva avuto un tale clamore. Chiede quindi ufficialmente alla Cancelleria penale del Tribunale unico di San Marino di poter accedere al fascicolo archiviato, come previsto dalla legge. La richiesta viene motivata dal redattore che esplicita chiaramente la finalità di inchiesta giornalistica.
Gli viene consegnato il fascicolo, previa autorizzazione del magistrato, con eccezione delle parti coperte da segreto bancario. Dalla consultazione del fascicolo il giornalista rileva che il provvedimento di archiviazione riporta come per l’inquirente non vi fossero gli estremi penali per il rinvio a giudizio, ma emergono particolari di preminente interesse pubblico come l’onerosità della consulenza, le dichiarazioni dei membri del governo di allora ai quali la presidente di Bcsm, riferendo di essere indagata, fece loro presente di avere incontrato l’allora capo dei servizi segreti italiani, parlando con esso del sistema bancario sammarinese, e soggetti politici sempre italiani. Ora, che il vertice della Banca Centrale di un paese interloquisca con il capo di servizi segreti di un altro paese, è una notizia di evidente e preminente interesse pubblico, che il giornalista e il giornale hanno reso nota, così come le motivazioni dell’archiviazione dell’indagine che sono state pubblicate.
Così, per avere fatto il loro lavoro, i giornalisti sono stati accusati e rinviati a giudizio per “Pubblicazione di atti segreti inerenti un procedimento penale”. Ora, a parte che la legge sammarinese prevede che il fascicolo di un procedimento archiviato non sia affatto segreto, l’accesso al fascicolo stesso è stato autorizzato in funzione di una regolare e ufficiale richiesta presentata in Cancelleria.
Tutti possono valutare quanto faccia onore alla Antica Terra della Libertà mandare a processo dei giornalisti che hanno fatto seriamente il loro lavoro esercitando il diritto-dovere di informare, sancito dai Diritti dell’uomo e riconosciuto negli stati democratici e anche dalle norme sammarinesi che, evidentemente, questa volta sono state messe da parte".
Carlo Filippini e Antonio Fabbri