“I negozi di mobili e arredamenti stanno vivendo una situazione assurda, che rischia di compromettere il futuro delle imprese e della filiera. In zona rossa siamo costretti per decreto a rimanere chiusi nonostante gli store abbiano ampi spazi, si siano adeguati per rispettare tutte le precauzioni inserite nei protocolli di sicurezza e ci sia poco afflusso di clienti contemporaneamente. Proprio nel momento in cui si chiede a tutti di rimanere a casa, il nostro codice Ateco non è inserito tra i beni necessari. Pensiamo allora a chi deve cambiare casa, a chi l’ha appena acquistata e si deve trasferire: come fa senza mobili? Ancora una volta stiamo facendo i conti con le storture dei codici Ateco: giustamente aperto chi ha codice per vendere lampadine e lampadari, chi ce l’ha per gli elettrodomestici, chi per l’arredo bagno, chi per i materassi sanitari, chi vende rubinetteria, chi le piastrelle e noi, che vendiamo tutto questo ma con un codice differente, dobbiamo tenere le serrande abbassate. Fortunatamente i nostri dipendenti possono lavorare facendo consegne e montando i mobili a domicilio e in store possiamo fare entrare architetti, professionisti a partita Iva e rappresentanti, ovviamente con tutti i dispositivi di sicurezza. Ma noi come azienda non possiamo accogliere i clienti nemmeno su appuntamento, non possiamo mostrargli la merce, non possiamo far pagare le fatture, non possiamo vendere. Così le nostre aziende non possono sopravvivere. La situazione è talmente grave che è arrivata fino in Parlamento, tramite una interpellanza dell’On. Lupi che ha trovato subito risposta nel sottosegretario alla Salute, Sileri. Oggetto del contendere quella che Federmobili ritiene “una chiusura ingiustificata dei negozi di arredamento nelle zone rosse. La risposta del sottosegretario Sileri va indubbiamente nella giusta direzione e ci auguriamo che, quanto prima, il governo riveda la decisione, proprio come auspicato dallo stesso sottosegretario. Il suo personale impegno affinché si ponga rimedio a una scelta priva di ragionevole fondamento è per l’intero settore un segnale importante di cui riconosciamo il grande valore. Più volte avevamo evidenziato la stortura che non consente di tenere aperti i negozi di arredamento, nonostante le ampie metrature e la possibilità di ricevere i clienti su appuntamento li rendano luoghi estremamente sicuri. Ci auguriamo che le parole spese in Aula possano trovare quanto prima attuazione, ponendo fine a un’assurdità. Il nostro appello è che il Governo risponda positivamente alla sollecitazione di un suo stesso rappresentante, che si è fatto portavoce di un’istanza avanzata già da diversi mesi non solo da Federmobili, ma dall’intera filiera di un settore che contribuisce in maniera importante al Pil del Paese”.
Augusto Antolini, presidente di Federmobili-Confcommercio della provincia di Rimini