Non si tratta di uno scherzo puerile o di una burla con il sapore della ragazzata, la notizia della maglietta con stampata l’immagine stilizzata dell’ingresso al campo di concentramento di Auschwitz e la scritta “Auschwitzland”, disegnata richiamando lo stile di un parco divertimenti, è purtroppo il sintomo di un problema profondo. Non è tanto il nome o la storia della persona che indossava il macabro capo a lascare senza parole e neanche che ciò sia avvenuto durante una “celebrazione” dell’anniversario della marcia su Roma, organizzata a Predappio, tra vessilli, gadget fascisti e i saluti romani di circa duemila persone militanti di Forza Nuova. Ciò che è davvero disarmante è la leggerezza di quel sorriso ritratto nella foto. Quella consapevolezza inconsapevole con cui si è arrivati a paragonare il campo di sterminio, dove sono stati assassinati milioni di uomini, donne e bambini con un parco divertimenti, cioè il posto dove qualcuno abbia potuto passare qualche lieta ora di svago. Un sorriso agghiacciante, perché ostenta normalità, la stessa che in questo periodo contribuisce ad alimentare il clima razzista in questo paese. Si devono fare scelte precise. Come quella che abbiamo proposto con la lettera indirizzata ai parlamentari già nel 2015, in cui si proponeva la modifica dell'art. 4 della Legge Scelba del 1952 sulla ricostituzione del partito fascista. L’articolo che prevede la specifica fattispecie penale di apologia del fascismo, può e deve essere modificata con la previsione dell'integrazione del reato anche con la vendita e diffusione di suddetti beni, in differenti modalità (diretta o attraverso Internet). Questa era la nostra proposta che già tre anni fa è stata fatta in totale coerenza con le idee di una città sul cui gonfalone è apposta la medaglia d’oro al valore civile. Una città che ha subito enormi bombardamenti che è stata tra le prime in Italia a proporre un progetto di educazione alla memoria. Un’attività che nasce nel 1964 sotto forma di viaggi studio ai campi di concentramento e che, dagli anni 90, è diventato un vero e proprio progetto educativo. Seminari, lezioni storiche, visioni di film, dibattiti che hanno coinvolto fin ora oltre 5000 giovani e che ogni anno è indirizzato ad oltre 200 studenti. Credo che solo l’educazione alla memoria ed il coinvolgimento dei giovani possa essere l’unica risposta concreta ad una maglietta che ci fa tornare indietro di 80 anni, in una città che, con la riapertura del teatro Galli, ha appena chiuso una ferita di 75 anni. Ciò non toglie che l’autorità giudiziaria possa e debba già oggi valutare se quella maglietta, questi comportamenti violino Costituzione, leggi, norme e offendano città, comunità, un Paese che si riconoscono nei valori della libertà e della democrazia.
Andrea Gnassi sindaco di Rimini