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Opinioni 14:27 | 11/04/2021 - Dall'Italia

Il Sultano, l'Europa e i Draghi: intervento di Davide Frisoni

"Ho frequentato Istanbul per circa cinque anni come artista fino al 2016. C'era ancora fermento. Il velo per le donne a Istanbul era una rarità. Molti artisti europei vi avevano trovato casa. Un mercato in forte crescita che guardava alla cultura italiana come ci guardano tutti, con interesse e un po' di sana invidia. L'Italia è storicamente presente in quelle terre da oltre duemila anni. La torre di Galata è genovese così come i castelli che circondano il Mar Nero. Le ceramiche di Izmir sono di origine italiana e tanto altro. Gli anni in cui piazza Taksim tornava ad essere il simbolo della libertà e della democrazia contro la prepotenza dello stato che voleva cancellare quella piazza, quel simbolo, per far spazio non ad un centro commerciale (come cita vigliaccamente wikipedia) ma ad una enorme moschea. Tutti giovani studenti e laureati di cui il 50% donne.Un segnale di democrazia vera. Bilancio 11 morti e oltre 8.000 feriti. Erdogan la moschea su piazza Taksim la sta costruendo. 

Erano gli anni in cui il sultano stava già volgendo lo sguardo agli Emirati e girando le spalle all'Europa che dava i primi forti e troppi segnali di debolezza. Gli anni in cui l'Europa ha tentato di indebolire i suoi paesi del mediterraneo andando a finanziare e rafforzare la presenza e la crescita della Turchia con investimenti e aiuti negati a Italia, Grecia e Spagna. Soldi che Erdogan ha utilizzato per finanziare armamenti ed espandere i suoi interessi che oggi arrivano fino alla Libia. 

L'altro giorno abbiamo assistito ad una scenetta a dir poco ironica. In un contesto istituzionale dove a tema c'erano le disuguaglianze e tutti i diritti di cui ci riempiamo la bocca da troppo tempo ma che nei fatti concreti difficilmente applichiamo, il sultano Erdogan lascia senza poltrona la rappresentate europea Ursula Von der Leyen. Al di là del cattivo gusto (ai nostri occhi) si tratta di una affermazione culturale. Per la Turchia le donne devono stare al loro posto, cioè di lato e non al centro. Quel sultano che fino a qualche anno fa veniva accarezzato, invogliato e ben pagato per entrare in Europa, di fatto non ha mai nascosto la sua profonda diversità. In passato, mai riconoscendo i crimini contro i Curdi e il genocidio Armeno. Recentemente reprimendo gli oppositori e negando la libertà di stampa. E lo ha riconfermato nell'episodio recente. Ed è qui che vedo in tutta la sua drammaticità, l'ironia. L'Europa si indigna per una poltrona e ha taciuto su tutto il resto negli ultimi vent'anni. Per non parlare di quel gran signore di Charles Michel nostro Presidente del Consiglio Europeo... Attonito, spaesato, incapace di reagire. Magari andandosi a sedere sul divano a fianco di Ursula, sarebbe stata una affermazione di diversità culturale e intellettuale più forte di quella di Erdogan. Ma questa è l'Europa. Questi sono i nostri rappresentanti, impauriti e spaesati perché senza una identità. E quindi senza possibilità di essere protagonisti in un mondo che sta cambiando e non nella direzione desiderata.

Bene ha fatto il nostro Draghi a dire le cose come stanno. Erdogan è un dittatore. Nessuno ha avuto questo coraggio da che ne ho memoria. Ma ha anche detto «di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell'esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società; e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio».

Realismo, statura e pragmatismo.

L'altra faccia della medaglia è Erdogan. Affermando negli atteggiamenti e nei fatti la sua idea di cultura e di politica. Condivisibile? Assolutamente no! Ma è la sua posizione a cui noi dobbiamo fortemente opporci. La posizione europea purtroppo è quella del belga Charles Michel e della tedesca Von der Leyen...  attonita, spaesata, incapace di reagire. Ma come in tutte le più belle leggende della tradizione europea... speriamo nei Draghi!

Davide Frisoni Rete Civica Emilia Romagna Presidente Commissioni Cultura, Politiche Comunitarie, Pari opportunità