"La cultura è un bene comune. Come l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo, come la natura e il suolo da non consumare in ulteriore misura. E in quanto bene pubblico appartiene a tutti, nessuno escluso. Il contributo più grande e innovativo che offre questo manifesto, al quale aderisco con convinzione e entusiasmo, è che afferma a chiare lettere un valore di comunità: la cultura unisce e per questo migliora le nostre vite e le nostre città. È capitale sociale, di cui ogni cittadino è azionista in egual modo e misura.
‘Capitale Rimini’, appunto.
La nostra città ha fatto passi da gigante, investendo e concretizzando un’idea di cultura che ha innervato la rigenerazione urbana stessa di Rimini. Da elemento collaterale a fulcro integrato dello sviluppo: di questo Rimini deve essere orgogliosa. Ma la cultura non è un traguardo da tagliare per poi riposarsi, è orizzonte infinito, è il viaggio dell’Ulisse dantesco che va oltre Itaca. Questo manifesto apre lo sguardo a una direzione nuova, sulla cui rotta va orientata la nave solida che abbiamo costruito in questi anni. Alla base c’è la crescita omogenea e equilibrata, in senso geografico e morale, della comunità riminese: la cultura si assume questo ruolo perché, appunto, è bene comune. Il traguardo intermedio della candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2024 è un passaggio fondamentale ma comunque un passaggio perché l’obiettivo è più grande e ambizioso: essere per sempre consapevoli della nostra storia, del nostro presente, del nostro futuro grazie alla virtù della conoscenza.
“Capitale Rimini”, come un faro che si illumina di notte e di giorno, chiama tutti a questo compito: non c’è élite, non ci sono barriere, ognuno può, anzi dovrebbe, offrire il proprio contributo di idee e pensiero in questo che è prima di tutto uno spazio aperto e di libertà.Lo ripeto: uno spazio aperto e di libertà, e non tavole scritte per sempre sulla pietra. È il senso di un cammino che non ha mai una fine, semmai infiniti inizi".
Jamil Sadegholvaad