Le donne sono tutte madri, anche se non lo sono biologicamente. E la maternità intrinseca nella nostra natura ci sacralizza. La paternità sta invece intorno all’uomo, lo contorna; non ne intacca l’essenza a tal punto da influenzarne il giudizio quando si toccano tematiche sentimentali e sessuali. D’altronde un film come Malena di Giuseppe Tornatore sarebbe stato messo all’indice dei film proibiti se solo la sensuale protagonista e il giovane fanciullo si fossero scambiati i sessi. Maschi e femmine disvelano una non compiuta uguaglianza perché le donne sono madri a prescindere, gli uomini padri d’investitura. E a questa disparità oltre che di ruolo, d’essenza, si accompagna una diversità d’attitudine psicologica. La mentalità femminile si basa su un indiscusso elemento di percezione visiva legata alla vanità, ai vezzi associati alla seduzione che trasformano la donna in un’opera da ammirare. Volutamente. La donna brama di essere guardata, adorata, desiderata. Esattamente come si contempla l’Olympia di Manet nella sua bellezza e carnalità. Venerata, senza essere una Venere. Regalmente, pur non essendo una divinità. La donna aspira all’attenzione degli uomini e ai loro corteggiamenti. Il problema vero subentra proprio in questa fase cavalleresca quando a duellare sono sacro e profano, e solo l’essenza femminile più intima può determinarne il vincitore. Perché nella contesa potrebbe prendere il sopravvento quell’intriso senso di sacralità e purificazione. La coscienza immacolata. A quel punto la donna si ritrae per dare posto alla madre. E tutto ciò che riguarda il sesso veste a lutto, va a sporcare il candore di quell’essenza. I vezzi si annullano. Le denunce proliferano. Gli orchi aumentano. La donna brama di essere rispettata, capita,
sacralizzata. Esattamente come si contempla l’Annunciata di Antonello da Messina, ammirandone la voce interiore e la coscienza del proprio ruolo divino. I manifesti femministi che seguono o combattono l’onda sociale purificatrice, scatenata dal caso di Harvey Weinstein, sono anche il risultato moderno di quell’ancestrale e interna lotta rosa fra sacro e profano, spirito e carne, donna e madre. Due fazioni in un unico sesso. Di Catherine Deneuve, per esempio, oggi sappiamo che è più Olympia e meno Annunciata.
Stefania Bozzo
Cronaca
12:22 | 22/12/2017 - Coriano