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Opinioni 13:26 | 13/02/2023 - Riccione

Razzismo e sport: la sindaca Angelini porta la solidarietà ai giocatori dello United dopo i fatti di Sant’Angelo Lodigiano

“Il razzismo non può mai essere considerato normalità, non può essere ritenuto un comportamento sul quale soprassedere. Ciò che è accaduto domenica pomeriggio allo stadio di Sant’Angelo Lodigiano, dove i calciatori dello United Riccione sono stati insultati per il colore della loro pelle, mi lascia indignata: di fronte agli episodi di razzismo un arbitro ha il dovere di intervenire e fermare la partita. E anche la società non dovrebbe mai fare il gioco dei propri tifosi, se si macchiano di comportamenti razzisti, ma dovrebbe prenderne nettamente le distanze”. La sindaca di Riccione Daniela Angelini questa mattina ha incontrato Benjamin Mokulu e Arthur Celino Alexandre Pinto Rodrigues, due dei quattro giocatori dello United Riccione, gli altri sono Mady Abonckelet ed Emmanuel Besea, loro malgrado oggetto di insulti razzisti in Lombardia. 

Razzismo, la piaga da debellare

“Si dice che siano comportamenti d’altri tempi - osserva la sindaca Angelini - ma ritengo, purtroppo, che siano anche dei tempi attuali. Il razzismo non appartiene al passato ma fa parte del presente ed è per questo che va contrastato con ogni mezzo e non si può restare indifferenti”. 

Come già accaduto lo scorso mese - quando Daniela Angelini aveva voluto incontrare Thomas Calegari, il cestista dei Dolphins Riccione insultato per il suo aspetto fisico -, anche in questo caso la sindaca ha accolto in Municipio i giocatori dello United Riccione per portare loro la solidarietà della città e per rompere quel muro di silenzio che troppo spesso cala su episodi del genere. “Qui non si tratta di difendere i colori di una squadra di Riccione ma quelli dell’umanità”, osserva la sindaca. 

Gli insulti contro Mokulu che non si sono mai fermati

Tutto è cominciato dopo uno scontro in campo che ha visto coinvolto Mokulu, stella dello United Riccione che a lungo ha giocato in serie B tra Avellino, Frosinone, Cremonese e Carpi. “Hanno iniziato a urlarmi di tutto”, ha raccontato Mokulu alla prima cittadina. Non voci isolate ma cori beceri e ripetuti. “Di solito cerco di staccare la mente, tentando di fare finta di niente per concentrarmi sulla partita, ma lì era proprio impossibile: mi hanno bersagliato ininterrottamente. E’ stato tremendo”. Mokulu, abituato a stadi con oltre diecimila persone, racconta di essersi “sentito senza forze”, quando ha chiesto conto di quel che stava accadendo all’arbitro. “Gli ho domandato se quei cori e quegli insulti razzisti li stavo sentendo solo io. Non ho avuto risposta”. Su questo aspetto la sindaca Angelini chiama il mondo del calcio a rispondere di questa indifferenza: “Dall’arbitro alla società ai vertici: questo mondo deve trovare la forza di debellare il razzismo”.

Arthur costretto a interrompere il riscaldamento in lacrime

Atteggiamento simile il giovanissimo Artur, 18 anni, lo ha riscontrato nel guardalinee. “Gli ho chiesto di intervenire, ma niente”. Artur è stato bersagliato mentre stava effettuando il riscaldamento. “Mi hanno urlato che devo stare zitto perché sono nero, oltre a insultarmi in ogni modo possibile”. Nell’indifferenza della terna arbitrale Arthur, a quel punto in lacrime, si è visto costretto a interrompere il riscaldamento. “Non ce l’ho più fatta. Ho preferito tornare in panchina piuttosto che continuare a farmi urlare le cose peggiori che abbia mai sentito”. 

Il direttore generale dello United Riccione Emilio Capaldi, che ha accompagnato i giocatori dalla sindaca, ha riferito anche di minacce di morte sugli spalti: “Alla moglie del presidente alcuni tifosi hanno fatto il gesto di tagliarle la gola”. La situazione in tribuna è degenerata al punto che la delegazione riccionese è stata scortata negli spogliatoi dai carabinieri a partita ancora in corsa. “Questo non è calcio - conclude amareggiata la sindaca Angelini -, nulla di quanto successo domenica può essere accettato”.