Secondo la Procura di Rimini, l’onorevole Giulia Sarti non ha detto la verità. Chiaro, l’impostazione dell’accusa potrà essere accolta o meno dal Giudice ma il quadro che emerge, suffragata a quanto pare dai fatti, è oggettivamente inquietante. Viene fuori che la denuncia nei confronti dell’ex fidanzato è stata solo una bugia per salvaguardare la poltrona, vergognandosi di avere pasticciato sui rimborsi elettorali e cioè sui soldi. Poltrona e soldi, niente di più e niente di meno della politica peggiore. Con in più un’aggravante: avere tirato dentro questo pantano perfino i sentimenti. I giudici decideranno e i verdetti taglieranno la testa al toro. Ma i sospetti che tutta l’opinione pubblica aveva avuto un anno fa su questa vicenda vengono adesso non solo confermati ma addirittura aumentano a dismisura. Molte persone, nella stessa situazione della Sarti, avrebbero chiesto scusa e avrebbero fatto un passo indietro. Lei no: ha preferito l’altra strada. E il giudizio politico che ne consegue non può che essere negativo, pessimo. Ma la questione che emerge è già un giudizio politico. La Sarti e gli esponenti del Movimento 5 Stelle che suggerirono la ‘strana’ denuncia, non hanno avuto alcuna remora, per salvare loro stessi, a inventarsi un caso là dove non c’era. Non solo: se il lavoro della procura venisse confermato nel giudizio, il caso sarebbe nazionale, se non lo è già oggi. Come può l’onorevole Giulia Sarti, che avrebbe secondo l’accusa inventato una denuncia contro l’ex fidanzato sull’uso dell’indennità da parlamentare, ricoprire con serenità il ruolo di presidente della Commissione Giustizia?
Filippo Sacchetti Segretario provinciale del Partito Democratico