Non si è fatta attendere la precisazione della vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, in merito a un presunto censimento dei cittadini Rom e Sinti presenti in Emilia-Romagna che l’assessorato
starebbe conducendo da tempo.
“L’Emilia-Romagna non fa nessuna schedatura di Rom e Sinti, ed è vergognoso e offensivo anche il solo pensarlo. Dal 1996, e in accordo con le loro associazioni di rappresentanza, prima in forma cartacea poi su
supporto informatico, si limita a rilevare presso i Comuni e in forma assolutamente anonima alcuni dati statistici di massima relativi a Rom e Sinti. Si tratta dunque di una forma di monitoraggio, a sostegno della
legge regionale approvata nel luglio del 2015 che, in coerenza con le linee guida europee, ha come unico obiettivo quello di superare i cosiddetti grandi campi”.
Il Programma per l'individuazione delle microaree familiari destinate alla popolazione rom e sinti, nasce dall'esigenza di superamento graduale delle aree di sosta, istituite e disciplinate dalla L.R. 47/1988, poiché tali aree rappresentano un fattore di esclusione, degrado, discriminazione e di ostacolo ai processi di integrazione sociale ed economica di queste comunità. La Regione individua con la L.R. 11/2015 la nuova strategia regionale in ottemperanza alla programmazione nazionale e alle disposizioni comunitarie in materia disciplinando all’art. 3 l’obiettivo del superamento delle aree sosta, io aggiungo, smantellamento dei campi abusivi, come quello di Via Islanda a Rimini.
Probabilmente i dati che la Regione chiede ai comuni sono di tipo statistico, ma a Rimini il “censimento “e non la “schedatura” è stato puntuale e preciso ed è stata operato dagli assistenti sociali accompagnati dai vigili. Diciamo sottigliezze linguistiche che fanno la differenza tra le due parole. Eh sì, mi spiace per qualcuno ma i Sinti, Rom e Camminati e Rumeni, presenti nel campo di via Islanda a Rimini sono stati censiti, anche per appartenenza etnica, perché per assegnare le micro-aree e far firmare i contratti di locazione, il contratto prevede che siano individuati con precisione i nominativi del “Locatore e del Locatario”, mica puoi metter il dato statistico caro Assessore Gualmini, infatti i rumeni presenti nel campo non possono vantare nessun diritto, nelle slide proiettate nella serata delle Celle, la Lisi ne mostrava una del campo con una linea ben in evidenza, che marcava la separazione tra i Sinti e i Rumeni. Infatti “a seguito del censimento effettuato da operatori della Direzione Protezione Sociale, congiuntamente con la Polizia Municipale, in data 23 febbraio 2016 è emersa la situazione riportata nel grafico”. (Allegato A, delibera di Giunta n. 148/2018).
Ha ragione, caro Assessore Gualmini, quando afferma di non confondere le acque, di non strumentalizzare o di fare propaganda politica, mi trova d’accordissimo, intanto nell'accezione comune unc ensimento indica: “acquisire informazioni sul numero di abitanti e su diverse caratteristiche della popolazione, (come, ad esempio, il numero di persone per nucleo familiare ed eventuali beni posseduti da ciascuna di esse, appartenenza etnica nel caso di Rimini)”, perché se ciò non fosse, qualcuno è in grado di spiegarmi a che titolo gli occupanti del campo di via Islanda, abusivo, possono usufruire di quanto previsto dalla L.R. 11/2015? Certamente concordo che il termine “schedatura” e il termine “purtroppo” sono stati un errore linguistico pregiudizievole allo scopo, ma la sostanza rimane.
Le ricordo che nel 2012, all’epoca il Presidente della Regione era Vasco Errani, di cui nutro profonda stima, ha pubblicato il “Rapporto sulla popolazione Sinta e Rom in Emilia-Romagna” basato sui dati raccolti nella rilevazione del 30 novembre 2012, realizzata con la collaborazione delle Province attraverso la somministrazione di questionari rivolti a tutti i Comuni della Regione Emilia-Romagna. Alta la partecipazione all’indagine da parte dei Comuni: 331 su 348 (95,1%). Complessivamente vivono in Emilia- Romagna 2.745 persone in 129 campi e aree. Rispetto alla rilevazione relativa al 2009 - che contava 2.644 persone in 130 campi - si registra un lieve aumento delle presenze, mentre il numero dei campi è pressoché stabile. I campi rilevati con questionario sono complessivamente 108 con 2.433 persone presenti, mentre le aree segnalate dai comuni sono 21 con 312 presenti.
Molti Comuni hanno cercato di attuare il superamento dei campi nomadi proponendo alternative abitative, solo a Rimini ci si ostina con le micro aree. Considerando la quantità complessiva dei trasferimenti dal 2003 al 2012, il totale di persone inserite dai Comuni negli alloggi raggiunge una quota considerevole: 568 persone in 123 alloggi. Predominano i campi sosta, e quindi popolazioni sempre più stanziali, che si spostano occasionalmente e in alcune stagioni dell’anno. La proprietà dell’area è prevalentemente privata (50% per le aree di proprietà dei Sinti/Rom e 2,8% di proprietà di privati che hanno dato in affitto l’area o l’hanno data in comodato). Nel rimanente 47,2% la proprietà è pubblica. I campi sono maggiormente presenti a Reggio Emilia (56), Modena (22), Bologna (15) e Rimini (7). La popolazione è distribuita principalmente a Reggio Emilia,
Bologna, Modena e Piacenza. Per quanto riguarda l'istruzione e la formazione, la percentuale dei frequentanti sugli iscritti è pari al 93,5%, dato positivo, in aumento rispetto al 92,4% della rilevazione precedente. Rimane bassa l’iscrizione alle scuole secondarie di II grado e ai corsi di formazione in obbligo formativo (33,3%). Per quanto riguarda l’attività lavorativa: durante tutto il 2012, 291 persone hanno lavorato con contratto o partita IVA, pari al 18,6% della popolazione presente nei campi e nelle aree. Alta è la percentuale dei lavoratori autonomi (69,1%), mentre i lavori a tempo determinato o parasubordinato sono il 10% e quelli a tempo indeterminato rappresentano il 21%. I principali settori di attività sono lo spettacolo (circo e giostre), i servizi, il commercio (soprattutto il settore alimentare e la raccolta e vendita del ferro).
Inoltre si tiene anche conto delle indicazioni di cui alla delibera DGR 402/2016 “Strategia regionale per l’integrazione di rom e sinti” rispetto ai quattro assi: abitare, istruzione e formazione, lavoro, salute.
E su questi 4 assi il Comune di Rimini ha avuto un contributo di 70.000,00 euro, di cui 40.000, per mediazione culturale il rimanente per formazione, istruzione e lavoro.
Pongo una domanda semplice, essendo i residenti del campo di via Islanda, cittadini italiani, residenti da oltre 20 a Rimini, di quale mediazione culturale ad esempio sulla salute necessitano?
Riporto testualmente: “Saranno predisposte misure per favorire l’accesso al Sistema Sanitario Nazionale anche attraverso un’attività di sostegno nella comprensione delle procedure, azioni di sensibilizzazione rispetto ad una corretta informazione sulla prevenzione e tutela della salute e la promozione di stili di vita sani.”, per caso fino ad oggi non hanno usufruito del S.S.N? non credo.
Mi permetta Assessore Gualmini, faccia una telefonatina alla Vicesindaco Gloria Lisi, su come applicare la legge regionale, perché credo fortemente, anzi ne sono convinto leggendo gli atti, che non ha ben compreso sia lo spirito della norma che la sua attuazione.
Leonardo Carmine Pistillo