Giammaria Zanzini, presidente Federazione Moda Italia-Confcommercio della provincia di Rimini: “È di 11.150 negozi la perdita registrata in Italia in dieci anni nel solo settore moda. Il nostro comparto ha un’enorme valenza, ma i negozianti di vicinato hanno davanti troppi competitor, alcuni dei quali anche sleali. Lo Stato capisca che è il momento di venire concretamente in soccorso del settore, anche con una misura forte come l’Iva agevolata al 10%”. “La settimana della moda milanese ha sottolineato ancora una volta l’enorme valenza del nostro settore per l’Italia, ma non possiamo dimenticare i dati sul commercio al dettaglio che smorzano gli entusiasmi e fanno tornare subito con i piedi per terra – spiega il presidente provinciale di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giammaria Zanzini -. In Italia negli ultimi dieci anni sono sparite 100mila attività di commercio al dettaglio, come spiega l’indagine di Confcommerciosulla demografia d’impresa. Nel 2022 sono spariti due negozi ogni ora, come dicono i dati camerali. Di questo hanno sofferto soprattutto i centri storici, con un -21,8% di insegne di abbigliamento e calzature, con una densità commerciale che è passata da 9 a 7,3 negozi per 1.000 abitanti.Condivido dunque le preoccupazioni del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli sul rischio di desertificazione commerciale dei centri storici italiani, dove i negozi di moda contribuiscono a garantire vitalità, servizi e sicurezza e l’opportunità di accelerare il processo di riqualificazione urbana.
È di 11.150 negozi la perdita registrata in Italia nel solo settore moda, abbigliamento, calzature, accessori, pelletterie, tessile casa e articoli sportivi con 11.181 addetti che hanno perso il loro posto lavoro negli ultimi tre anni. La moda è un indispensabile attrattore ed è capace di creare nuovi posti di lavoro ma, come ha detto il presidente nazionale di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni, durante la fashion week milanese abbiamo visto il potenziale del settore, ma lo shopping tourism da solo non può bastare. Occorre anche intervenire con azioni mirate ed un impegno corale da parte di tutti gli attori come Regioni, Comuni e Camere di Commercio, in collaborazione con le associazioni di categoria, per salvaguardare un indispensabile patrimonio di identità e cultura, anche utilizzando al meglio le risorse del PNRR.
Come conferma l’indagine, Rimini ha comunque avuto una migliore tenuta rispetto al quadro nazionale anche grazie alla riqualificazione urbana insieme ad una certa vivacità imprenditoriale e alla qualità dell’offerta. Il settore moda sconta le problematiche che investono tutto il piccolo commercio, dovute a diversi fattori concomitanti: affitti e rate di mutui e finanziamenti alle stelle, prezzi delle collezioni che lievitano, contratti con clausole stringenti da parte delle aziende fornitrici, banche che difficilmente concedono credito ma fanno pagare canoni mensili di noleggio POS costosissimi a fronte di accrediti dei pagamenti non immediati. Dall’altra parte i consumatori hanno meno capacità di spesa a causa del forte aumento di tutte le spese per la casa e la famiglia a fronte di stipendi che negli anni sono addirittura calati e questo ovviamente acuisce il problema di chi vende beni non esattamente di prima necessità come abbigliamento, calzature e accessori.
Il nostro settore deve poi fare i conti con criticità specifiche: il mercato parallelo, le promozioni e gli sconti senza regole, le date dei saldi da rivedere, gli outlet e gli spacci aziendali da regolare e controllare. E poi le vendite on-line, che sono un’opportunità a patto che vengano praticate con norme certe che al momento non ci sono. Storture che mettono i negozianti di vicinato davanti a troppi competitor, alcuni dei quali anche sleali. Lo Stato capisca che è il momento di venire concretamente in soccorso del settore, anche con una misura forte come l’Iva agevolata al 10% sui prodotti di moda prima che sia troppo tardi. Come commercianti del settore tessile, dobbiamo resistere e rimboccarci le maniche ancora una volta per tenere aperte le nostre vetrine: innovazione, ridefinizione dell’offerta, omnicanalità devono essere i fari da seguire per uscire da questa crisi”.