Nel Bilancio di Previsione del Comune di Rimini, approvato giovedi sera, comprendente il Piano Programma degli Investimenti 2018-2020, ho evidenziato nel silenzio generale la mancanza di qualsiasi programma sul trasferimento dell’Asilo Svizzero per la riscoperta dell’Anfiteatro romano e per il recupero dell’ex Convento di San Francesco.
Anfiteatro romano.
Dopo la bocciatura il 18.2.2016 da parte del Sindaco Gnassi e della sua maggioranza della mia Mozione che chiedeva di individuare l’area, di programmare i tempi di attuazione, di individuare il reperimento delle
risorse finanziare per il trasferimento dell’Asilo Svizzero, ora, l’Amministrazione Comunale dinnanzi agli accertamenti dei padiglioni CEIS realizzati senza titolo, non potrà più defilarsi ma dovrà assumere le proprie responsabilità e i relativi provvedimenti. Finalmente si intravedono i risultati della mia venticinquennale battaglia consigliare per la liberazione e valorizzazione dell’Anfiteatro romano, su un’area demaniale e di interesse archeologico tutelata da vincoli fin dal 1913-14. Una battaglia iniziata nel 1994 quando l’Anfiteatro era sconosciuto persino ai Consiglieri Comunali, con la prima interrogazione al Sindaco Chicchi per realizzare il percorso pedonale di accessibilità all’Anfiteatro, proseguita con le interrogazioni al Sindaco Ravaioli per la rimozione dell’autolavaggio e del Distributore Esso antistanti. Ricordo la mozione approvata all’unanimità per la “ripresa della campagna di scavi archeologici e per riportare alla luce la parte interrata dell’Anfiteatro romano”, rimasta senza seguito. Non regge più la contraddizione tra la difesa ad oltranza del ruolo pedagogico del CEIS in contrasto con la riscoperta di un Bene culturale dell’importanza storica dell’Anfiteatro romano. Non è più possibile giustificare o legittimare le sovrastanti costruzioni ”provvisorie” da 70 anni e realizzate addirittura in cemento armato.
Ex Convento di San Francesco
Dopo l’interrogazione del 8 Febbraio scorso e la mozione in attesa di discussione, ho rinnovato la necessità del recupero dell’ex Convento di San Francesco, dopo 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, che presenta ancora le rovine dei bombardamenti, in pieno centro storico, di fianco al Tempio Malatestiano. A parte l’immagine di abbandono e degrado nel cuore del Centro Storico, è un’opportunità per la città, scoprire e valorizzare la storia del Convento di San Francesco risalente al 1257, nel quale si insediò nel 1400 la prima Biblioteca pubblica d’Italia, per volontà della Famiglia Malatesta, da Carlo a Sigismondo, che la arricchirono con moltissimi volumi, come testimonia Roberto Valturio. Va sottolineato che la Biblioteca dei Francescani e Malatesta (1400) è la più antica Biblioteca pubblica d’Italia, a cui seguono l’Ambrosiana di Milano (1609), l’Angelica di Roma(1614) e la Gambalunga di Rimini (1619). Nel Convento di San Francesco, negli anni ’30, si inaugurarono il Museo Archeologico e la Pinacoteca. Dell’originario Convento francescano rimane la parte verso il mare, una parte del piano terra e al 1° piano il corridoio centrale e una doppia fila di celle ai lati. Mentre la parte del Convento di proprietà della Curia è stata ricostruita negli anni 70, la restante parte di proprietà comunale è rimasta un rudere. Nel 2006 era stata approvata una variante urbanistica per il recupero filologico dell’ex Convento con destinazione a Biblioteca dell’Università, progetto poi abbandonato e perseguito nell’ambito della ricostruzione dell’ex Palazzo Lettimi. Dinnanzi alla necessità di spazi della Biblioteca Gambalunga ho proposto di riprendere il progetto di recupero dell’ex Convento di San Francesco, vicino e funzionale, con una superficie di mq.2260. Con un intervento di restauro e ripristino tipologico si può ridare vita a quella che era la prima Biblioteca pubblica d’Italia, riqualificando un altro importante luogo della storia della città.
Gioenzo Renzi