L'equipe di Gastroenterologia dell'ospedale Infermi di Rimini ha eseguito con successo un delicato e complesso intervento in endoscopia, che ha consentito di asportare un tumore maligno allo stomaco e salvare così la vita a una donna di 81 anni. Ad effettuare l’intervento, con una tecnica resettiva avanzata chiamata dissezione endoscopica sottomucosa (ESD), è stato alla fine del mese di novembre il dottor Marco Di Marco, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva di Rimini, affiancato dalla sua equipe medica, assistita dagli infermieri Manuel Marchesciano e Annalisa Saragoni.
“Alla paziente, 81 anni, era stata diagnosticata una lesione dello stomaco di 6 x 4 centimetri, che all'esame istologico svolto su biopsie era compatibile con un adenocarcinoma infiltrante ben differenziato - spiega il primario - ma per motivi legati alle sue condizioni generali e alle sue plurime comorbidità era stata giudicata inoperabile dai chirurghi e fuori da ogni possibilità di chemioterapia. Dopo averla sottoposta ad una Tac torace-addome di stadiazione, fortunatamente negativa per metastasi a distanza, abbiamo deciso di procedere con l'unico intervento possibile, appunto quello endoscopico, però assai complesso, proprio perché la lesione era già un tumore maligno, pertanto con pochissime chance di essere radicale. Con la ESD siamo invece riusciti ad asportare completamente la lesione ottenendo radicalità endoscopica ed istologica come se fosse stato fatto un intervento chirurgico, e allo stesso tempo siamo riusciti a preservare l'organo e la sua funzione fornendo preziose chance di sopravvivenza alla signora”.
In particolare rispetto alle altre tecniche di resezione endoscopica la ESD offre il vantaggio di consentire una resezione delle lesioni tumorali superficiali del tratto gastro-intestinale in un unico frammento e di qualsiasi dimensione, avvicinando così l'intervento endoscopico ad un intervento chirurgico. L'asportazione della lesione in un unico frammento permette una migliore caratterizzazione istologica per valutare la presenza o meno di fattori di rischio di invasività, permettendo di stabilire se l'intervento è stato o meno radicale e curativo. Analisi istologica accurata che non sarebbe possibile invece nel caso di ricorso ad una tecnica endoscopica tradizionale, cioè con asportazione in tanti frammenti, per cui il paziente sarebbe di norma avviato verso un intervento chirurgico tradizionale.