L’emicrania riguarda sei milioni di italiani, l’11% della popolazione, è tre volte più frequente tra le donne e troppo spesso viene sottovalutata e quindi non diagnosticata e non trattata. Eppure l’emicrania è una delle forme di cefalea più severe, colpisce metà della testa, provoca nausea, vomito ed è fortemente sensibile ai suoni e alla luce tanto che costringe il paziente a stare chiuso al buio. Impatta fortemente sulla vita lavorativa, familiare, sociale e psicologica di chi ne soffre. Questi malati tendono a chiudersi in se stessi perché hanno paura di non far comprendere a chi sta loro vicino che il mal di testa non è sintomo di qualcos’altro ma è indipendente. Anche la diagnosi arriva tardivamente, mediamente dopo 7 anni, perché gli stessi pazienti ritardano il riconoscimento della loro condizione. Ma perché si procrastina? Per la tendenza a minimizzare e a non capire che l’emicrania è un pericolo per la propria salute. Meno di un paziente su tre è seguito da un centro specialistico per la cura delle cefalee per avere una terapia appropriata. Un attacco di emicrania è doloroso e se non viene trattato dura dalle 24 alle 48 ore.
dott. Alessandro Bovicelli