Il progetto del nuovo ospedale di Cesena è un’occasione di sviluppo per tutta la Romagna purché si mantengano alcune precondizioni ineludibili: certezza delle risorse, controllo e gestioni degli appalti, attenzione alla mobilità e all’ambiente Un progetto che potrebbe essere un’indubbia chance di sviluppo per il territorio romagnolo, e non solo per Cesena, sotto l’aspetto della qualità di cura alle persone, del lavoro degli operatori sanitari, dell’attenzione all’ambiente, dell’innovazione tecnologica, nonché un volano economico per l’indotto. Ma ci sono delle cose da chiarire. Innanzitutto occorre una certezza delle risorse, sia quelle per finanziare la nuova opera, sia quelle che realmente saranno spese. Il costo di oltre 156 milioni di euro prevede: un intervento della Regione per 100 milioni, 16 milioni provenienti da vendite di terreni e immobili di proprietà dell’AUSL e i restanti 40 milioni come suo contributo. Marcello Tonini, il direttore generale dell’AUSL, ha dichiarato in conferenza stampa che circa la metà di questi ultimi 40 milioni saranno risparmiati con il ribasso d’asta in fase di assegnazione dell’appalto, mentre, per i rimanenti 20 milioni, sarà acceso un mutuo a carico dell’Azienda sanitaria. Pertanto circa 36 milioni, che rappresentano quasi un quarto del costo, sono soggetti a variabili esterne, a cui vanno aggiunti altri 38,6 milioni per gli arredi, le attrezzature sanitarie e tecnologiche. Cifre, quest’ultime, che, sinora, non si sa ancora chi pagherà e con quali modalità e tempistiche. Non vorremmo assistere a vicende per le quali il nostro Paese è ahimè famoso: la spesa finale che lievita in maniera esponenziale rispetto al preventivo iniziale. Per questo, sin da ora, chiediamo alle Istituzioni di essere prudenti e molto vigili, affinché eventuali errori di valutazione non si scarichino poi sui cittadini. Un altro fattore decisivo sarà la gestione degli appalti, perché conosciamo tutti il rischio che, in questi casi, si possano inserire aziende con legami malavitosi o con scarsa professionalità. Ovvero imprese che cominciano i lavori e poi li abbandonano, creando rallentamenti nell’esecuzione dell’opera. Il nuovo ospedale è indubbiamente un’occasione anche economica per la Romagna perché può essere un volano per tante imprese locali che abbiano i requisiti per aggiudicarsi i lavori, con una ricaduta sull’indotto delle costruzioni e del terziario. È indispensabile però che il progetto sia innovativo, ecocompatibile e che preveda utilizzo a regime di fonti energetiche rinnovabili”. “Infatti - spiega il sindacalista - questo è un territorio apprezzato per le sue culture ortofrutticole e i suoi paesaggi, quindi occorre il massimo rispetto dell’ambiente e l’utilizzo di energie rinnovabili sarà utile per ammortizzare il costo di gestione della struttura. Lo spostamento dell’ospedale potrà avere delle ricadute positive anche sulla mobilità della città, che dovrà essere modificata con l’innesto di nuove e più adeguate strade, ma ci aspettiamo anche investimenti sulle linee di trasporto pubblico che permettano a cittadini più anziani e senza auto di potersi recare in ospedale. Il destino del Bufalini? Se si dà per scontato l’utilizzo della cosiddetta piastra servizi per realizzare la prima Casa della Salute a Cesena, è importante aprire un dibattito cittadino sulla destinazione della restante area tenendo ben presente gli attuali precari equilibri urbanistici. Ultima, ma non ultima per importanza la questione della razionalizzazione dei costi, proprio per questo abbiamo chiesto fin dall’inizio che contestualmente con la costruzione della nuova struttura si prevedesse la concentrazione del centro servizi di Pievesestina nel sito del nuovo ospedale. Con questi requisiti - conclude il sindacalista cislino - ci sono le condizioni per affrontare un progetto necessario e ambizioso che non deve perdere il suo primo obiettivo, vale a dire la salute dei cittadini. Per questo ci aspettiamo un percorso partecipativo che coinvolga la società civile, le associazioni delle imprese e dei lavoratori. Non va dimenticato, infatti, che l’ospedale è una delle aziende più grandi della città e una buona sanità non può prescindere dalla valorizzazione degli operatori sanitari che hanno sempre dimostrato grande professionalità e disponibilità.
Filippo Pieri segretario generale Cisl Romagna