“La sanità regionale abbia il coraggio di riconoscere gli errori contenuti nella riforma dell’emergenza-urgenza e abbia l’umiltà e la capacità di fare un passo indietro, ascoltando gli addetti ai lavori e i territori. A questo punto non c’è più alcun dubbio: è il Pd che governa la Regione Emilia-Romagna ad accorciare la vita alla sanità pubblica, trasformandola in un malato terminale”.
Il parlamentare Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, e il consigliere regionale Daniele Marchetti, responsabile del Dipartimento Sanità del Carroccio, non usano mezze parole per censurare la riforma dell’emergenza-urgenza varata dall’assessorato regionale che sta trovando un biasimo pressoché generalizzato sul territorio e tra gli addetti ai lavori.
“Bastava ascoltarci. Da tempo sosteniamo che i CAU non possono sostituire i Pronto soccorso attualmente operativi, né devono depotenziare i punti di continuità assistenziale (le ex guardie mediche) presenti capillarmente sul territorio. Sarebbe un errore strategico che penalizzerebbe tutti gli utenti, in particolare in Romagna che ancora una volta sembra essere considerata dalla Regione un territorio dove sperimentare nuove alchimie sanitarie. Se l’obiettivo condivisibile è quello di togliere le cosiddette urgenze differibili dai Pronto soccorso per non intasarli, la nostra proposta - spiegano i leghisti - è stata da sempre quella di realizzare gli ambulatori per le prestazioni ai casi di bassa complessità nei pressi dei Pronto soccorso in modo da garantire un’organizzazione più efficiente e tutelare la salute dei pazienti. Non si tratta qui di alzare muri contro nuovi progetti ma di far capire alla Giunta Bonaccini che sta creando un vulnus di una gravità inaudita al sistema sanitario pubblico e soprattutto ai diretti interessati”.
“Purtroppo - concludono Morrone e Marchetti – con la Giunta regionale non c’è possibilità di confronto. Non a caso proprio lunedì 18 dicembre, nella seduta dell’Assemblea regionale, è stato bocciato un emendamento della Lega alla nota di Aggiornamento del DEFR che era sostanzialmente in linea con quanto denunciato dai medici di continuità assistenziale in Romagna, che hanno stigmatizzato il fatto che la Regione sta procedendo a tagli dei servizi sanitari mascherandoli come riorganizzazioni migliorative. A questo punto c’è davvero da chiedersi se non sia il Pd a voler smantellare la sanità pubblica avendola portata a un punto di inefficienza senza ritorno”.