AIL Rimini OdV ha festeggiato sabato, con un pranzo celebrativo al ristorante “Il Mulino” di Misano Adriatico, 25 anni insieme. Un quarto di secolo nel quale la sezione riminese dell’Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma ha contribuito alla crescita dell’ospedale “Infermi”, alla ricerca e al miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti e dei loro familiari.
“Il 25° dell’AIL cadeva il 5 marzo di quest’anno, però in quel periodo era ancora sconsigliabile l’aggregazione di tante persone causa Covid e la scelta è caduta su questo primo giorno di ottobre – ha detto in apertura di giornata il presidente di AIL Rimini OdV, Eduardo Pinto -. Abbiamo preparato anche una brochure sui 25 anni di vita della nostra Associazione sia come ricordo di quanto fatto sia per avvicinare nuovi volontari. Un posto speciale nel mio cuore è riservato proprio a voi volontari. Senza di voi l’AIL non avrebbe vita! Sono 25 anni di gente unita da un unico obiettivo: 70 sono i soci di Rimini AIL, i volontari che sono passati sono più di 150, ho voluto segnare oltre 10mila ore di attività psicopedagogica pediatrica perché ormai già da oltre dieci anni svolgiamo, in collaborazione con l’Oncoematologia pediatrica, un’attività apprezzata non solo dai bambini, ma in maniera particolare dai genitori.
Nell’ultimo Natale abbiamo distribuito 4mila Stelle di Natale e a Pasqua di quest’anno 8mila Uova di Pasqua: sono la fonte maggiore di introiti, ma di eventi ne facciamo anche altri per raccogliere quanto ci serve per raggiungere i nostri obiettivi. Già dal ‘98 Rimini AIL supporta il lavoro del Laboratorio di Biologia oncologica ed ematologica dell’ospedale di Rimini, dal ‘99 contribuiamo al sostegno del GIMEMA, che ha sede a Roma e cura secondo il miglior livello di conoscenza a livello mondiale. Dal 2011 è attivo un servizio di sostegno psico-educativo a domicilio. Da qualche anno riusciamo ad organizzare uscite in barca a vela, grazie alla disponibilità di tanti riminesi e del Club Nautico, per fare velaterapia. Tra il 2011 e il 2012 abbiamo contribuito alla ristrutturazione del reparto di Ematologia dell’Infermi. Nel 2014 è stato inaugurato il nuovo reparto di Ematologia, che è costato a Rimini AIL 400mila euro, più 40mila per acquisti di varie attrezzature. Nel 2015 inizia ad essere operativo l’Ambulatorio ematologico domiciliare. Purtroppo abbiamo dovuto sospendere questo servizio, ma io mi auguro che possa ripartire. In questi 25 anni abbiamo raccolto oltre 2 milioni e 600mila euro, che sono stati spesi per la stragrande maggioranza per dare un compenso a medici, infermieri, biologi e per l’assistenza domiciliare adulti. Tanti gli eventi organizzati: La ricerca vola, Itaca Day, La musica in reparto, Sorridere per un sorriso, Pennelli di solidarietà, Cockt-Ail di solidarietà, solo per citarne alcuni”.
“Visto quello che fate sono a portare i ringraziamenti da parte della città – è il saluto dell’assessore del Comune di Rimini Kristian Gianfreda -. Il vostro apporto ha un’importanza fondamentale per noi. Soprattutto in questi anni in cui la sanità ha avuto questo cambio epocale, in cui tanti schemi sono saltati, abbiamo bisogno che le risorse comunitarie, come siete voi, possano essere accanto a tutta l’attività sanitaria. Noi in avanti possiamo guardare solo se lavoriamo insieme”.
“Faccio tre flash – attacca Alberto Ravaioli, già direttore del reparto di Oncoematologia di Rimini -. Il primo riguarda la mia venuta a Rimini nel 1989: ho trovato una situazione che configuro come l’ospedale del mare, cioè fatto per affrontare le emergenze, poi ci si va a curare in altri ospedali della Romagna. Mi dissi che occorreva una ristrutturazione alberghiera. È merito anche delle strutture pubbliche, ma se non ci fossero state associazioni di volontariato come la vostra questo volano che fa girare velocemente le realizzazioni non ci sarebbe stato. Oggi a Rimini c’è un ospedale fra i più prestigiosi che io possa conoscere, e ho girato il mondo. Un ospedale vive se ci sono dei professionisti preparati a svolgere il loro mestiere e se ci sono le discipline utili a una città: qui sono nate la prevenzione oncologica, l’oncologia, l’ematologia, la radioterapia, la chirurgia pediatrica, l’oncoematologia pediatrica, la pneumologia, e così via. Spetta a noi, a voi, a me, curare questa struttura, curando l’aspetto alberghiero e l’aspetto delle cure. Oggi tutti parlano di riorganizzazione della sanità. Ho percepito in questi undici anni che non basta l’organizzazione per fare un ospedale: ci vogliono professionisti bravi, ma ci vuole anche un’anima dei sanitari, dei medici e degli infermieri, che siano vicini al paziente. Oggi quest’anima rispetto al passato per me è venuta molto a mancare e va restituita. Il terzo concetto: io sono sempre stato vicino all’AIL, ma voi sapete che la mia storia nasce dall’Istituto Oncologico Romagnolo. Ho fatto questo viraggio perché il cancer network romagnolo deve essere vero, deve essere un network in cui tutte le città: Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini, abbiano capacità organizzativa. Se questo non avviene credo che nascerà un po’ zoppo. Mi sono avvicinato all’AIL perché vedo nell’AIL questo spirito: quello di rafforzare il nostro ospedale e di lavorare con questa visione di un cancer network ematologico (in questo caso) in cui tutte le città collaborino fra di loro”.
“Sono direttore dell’ospedale di Rimini da poco più di un anno e mezzo e sono molto fiera e orgogliosa di esserlo – dice Francesca Raggi, direttore medico del presidio ospedaliero di Rimini - perché quando sono arrivata ho trovato un ospedale che i nostri direttori definiscono Boston, quando entrano in particolare nella parte più nuova. Ho trovato una squadra molto forte e coesa. Credo che qui ci sia il motivo per cui siamo riusciti a superare la fase più dura e dolorosa del covid in maniera eccellente, facendo anche scuola. Sento una profonda gratitudine nei confronti dell’AIL, che ha sempre garantito un contributo e un sostegno concreti, però ha anche un’anima preziosa che richiama al senso del bene comune. Credo sia quello che vi porta avanti e fa avere successo a tutte le vostre iniziative. Fino a pochi anni fa c’erano dei pregiudizi: la gente che aveva certe malattie le teneva nascoste. Questo traguardo raggiunto è stato importantissimo perché ha fatto conoscere alla popolazione queste malattie. L’approccio multidisciplinare ci ha portato a realizzare dei percorsi di cura dove i pazienti sono non soltanto l’oggetto delle cure, ma sono protagonisti perché fanno parte a pieno titolo di questi team multidisciplinari. I pazienti quando partecipano alle cure guariscono di più e vivono di più. Voi questo ce l’avete nel dna e mai come adesso dovete continuare a fare scuola”.
“Le malattie del sangue nel 60% dei casi sono tumorali (leucemie, linfomi, mielomi) e nel 40% sono non tumorali - spiega Patrizia Tosi, direttore dell’U.O. di Ematologia dell’ospedale di Rimini -. Adesso i linfomi di Hodgkin hanno una percentuale di guarigione dell’80%, i linfomi non Hodgkin del 70%, le leucemie acute del 60%. Nel 2021 a Rimini abbiamo avuto 135 ricoveri, 4.604 accessi in day hospital per chemioterapia, 3.654 pazienti in carico e mediamente in un anno facciamo 30-35 trapianti autologhi di cellule staminali. Un problema è che come medici nella provincia di Rimini siamo in pochi rispetto a tutte le altre province. Chiediamo il vostro aiuto per continuare a fare il nostro lavoro. Cosa bisogna fare? Aumentare i successi terapeutici, sviluppare la ricerca di nuovi farmaci e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Ricordo, tra le altre cose che AIL ha fatto per noi, anche la ristrutturazione di una sala riunioni multimediale, che ci ha aiutato tanto nel periodo covid. Poi il finanziamento di programmi di ricerca, le borse di studio, il supporto a progetti di formazione, il supporto per l’assunzione di personale medico, il comfort nelle camere di degenza, il punto di accoglienza e la musica in reparto”.