Sarà inaugurata giovedì 5 gennaio alle ore 17 presso il Musas la mostra “Lo spazio del tempo. Calendari romani tra ritmi naturali e culturali”, un racconto sull’origine dei calendari – strumenti creati in epoca romana per misurare il tempo – molto significativo per il patrimonio archeologico santarcangiolese, fortemente caratterizzato dalla vocazione agricola e dalla continuità delle tradizioni legate alle fiere stagionali.
L’evento di apertura, “Voci dai mesi e dalle stagioni” ruoterà intorno alla narrazione di Francesco Montanari, mentre per i saluti istituzionali interverranno la sindaca Alice Parma e la vice sindaca con delega alla Cultura, Pamela Fussi. L’introduzione alla mostra sarà affidata a Elena Rodriguez, direttrice dei Musei comunali e curatrice dell’esposizione insieme a Maria Luisa Stoppioni, prima di un brindisi inaugurale realizzato in collaborazione con la Pro Loco.
Previste invece per venerdì 6, sabato 7 e domenica 8 gennaio le visite guidate alla mostra (primo turno alle 16 e secondo alle 17,30, è richiesta la prenotazione). Venerdì 6 gennaio, sempre alle ore 16 si svolgerà anche l’attività per bambini da 7 a 10 anni “Una calza di carta! La più vecchia storia della Befana”, con visita alla mostra, racconti “antichi” sulla Befana e sulla calza, per finire con la realizzazione di una calza di carta… ricca di dolcezze (anche in questo caso è richiesta la prenotazione).
Lo spunto per la mostra – che sarà visitabile fino al 21 maggio 2023 – viene da una piccola lastra in terracotta, scoperta nel 1846 nella Pieve di San Michele a Santarcangelo poi acquisita nelle collezioni del Municipio di Rimini. Uno studio attualmente in corso sembra confermare che si tratta di un index nundinarius, un calendario dei giorni di mercati (nundinae), che riporta la lista (index) dei centri in cui si svolgevano, databile già alle prime fasi dell’occupazione romana nel territorio (III secolo a.C. circa).
Così è nata l’idea di raccontare la storia dei calendari, in un percorso è diviso in tre sezioni. “Il tempo della scoperta” presenterà il reperto originale, i documenti utilizzati per il suo studio e un altro calendario, utile come confronto, proveniente da una località ignota del Lazio: la tavola nundinale contiene non solo una lista di luoghi di mercato in quella regione, ma anche una complessa raffigurazione che sembra rappresentare graficamente lo “spazio del tempo”, per questo scelta come logo della mostra.
“Il tempo dei calendari” racconterà come in epoca antica il tempo fosse scandito dai cicli della luna, del sole e dalle stagioni, che condizionavano i cicli agricoli. I calendari nacquero dunque come calendari rustici, utilizzati dai contadini per conoscere le attività da svolgere in base alle fasi lunari e alle feste collegate, ritmando dunque il tempo del lavoro e quello della vita sociale. Al centro della sala campeggerà il calendario agricolo di epoca romana più completo finora noto, il cosiddetto Menologium rusticum Colotianum.
La sezione “Il tempo delle stagioni”, infine, vedrà le quattro stagioni al centro di numerosi calendari realizzati a mosaico, personificate in figura umana e accompagnate da simboli legati al relativo periodo dell’anno. Il ritmo delle stagioni che scandisce il ciclo agricolo costituisce il filo conduttore che qualifica il territorio santarcangiolese, senza soluzione di continuità dall’epoca antica ad oggi. Per questo si è scelto di presentare le stagioni attraverso un richiamo agli oggetti dell’etnografia e una lettura in chiave moderna delle fonti iconografiche antiche.
Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare la fondazione FoCuS al numero 0541/624703 (da lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 13) alla mail [email protected] o visitare il sito www. focusantarcangelo.it